Incoerenza programmatica

Inter-Bologna delusioneBuio a San Siro. Accompagnato da fischi e striscioni legittimamente polemici. Difficile trovare in ambito calcistico uno scenario più apocalittico di quello di ieri sera a Milano.

Si sono viste squadre più scarse. Deboli, meglio. Non vogliamo urtare la suscettibilità di nessuno. Ma si fa fatica a ricordare una rosa con meno senso di quella a disposizione di Stramaccioni quest’anno. Ieri il tecnico romano aveva non più di quindici giocatori a disposizione. No, non abbiamo contato Rocchi. Sì, abbiamo contato anche Gargano e Alvaro Pereira. Siamo stati buoni.

L’Inter è una squadra che vive (male, ndr) di contraddizioni. Cassano ha bisogno di un gioco lento e di essere circondato da rapidi taglianti, specie ormai estinta ad Appiano Gentile, mentre Palacio necessiterebbe di un gioco più rapido e di un rifinitore a centrocampo, oltre che di una punta intorno a cui fare movimento. Manco a dirlo, tutta roba che manca.

A centrocampo sono in quattro (Kuzmanovic, Stankovic, Kovacic e Benassi) per il ruolo di regista, senza che nessuno possa essere davvero ritenuto tale. Troppo lento il primo, troppo vecchio il secondo, troppo giovani gli ultimi due, con la speranza però che il talentino croato possa esplodere quando ritroverà la forma. Per permetterglielo è necessaria una struttura di gioco che Stramaccioni non può impostare in pochi mesi e con il materiale (dis)umano a disposizione.

Non aiuta ai fini della costruzione del bel gioco (o semplicemente del gioco) il fatto che a dividersi lo spot di mediano siano Gargano, uno con i piedi strabici ma con ambizioni da tiratore piazzato, e Cambiasso, che non va oltre i venti minuti di autonomia. Nel contempo si pretendono da Guarin, una dinamo di energia, la qualità che ci si aspetta dal miglior centrocampista della squadra e da Alvarez, piede morbido tanto quanto l’approccio nei contrasti, la quantità che chi parte dalla fascia nel calcio moderno non può non fornire. C’è addirittura chi si aspetta che Schelotto possa essere un giocatore di calcio.

La difesa, punto di forza del grande inizio stagionale, perde pezzi: Samuel e Nagatomo infortunati, Pereira a tratti sembra la versione mancina di Jonathan, Zanetti rimane il migliore ma non può giocarle tutte. Ranocchia è in calo ma si mantiene su standard abbastanza alti e poi c’è il caso Juan Jesus: a inizio campionato sembrava il Lucio del Triplete, da un paio di mesi a questa parte ricorda il Lucio post-triplete. Il simbolo perfetto dell’Inter che poteva essere e non è stata.

Per l’anno prossimo non chiediamo campioni, bastano i provini agli ultras. Ci accontentiamo della coerenza.

Giovanni Cassese

(Twitter: @vannicassese)

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