Zenga: “Quando guardo l’Inter divento un ultrà. La squadra sta facendo il suo, serve tempo. Strama…”

Zenga scudetto '89In un’intervista esclusiva rilasciata ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, Walter Zenga ha parlato della difficile sfida che attende l’Inter domenica pomeriggio al “Massimino” di Catania. L’indimenticabile Uomo Ragno nerazzurro è un doppio ex, avendo difeso la porta interista dal 1982 al 1994 (vincendo uno scudetto, due coppe Uefa e una Supercoppa italiana) e avendo guidato gli etnei da allenatore nella parte finale della stagione 2007/08 e nel campionato successivo, prima di lasciare il suo posto a Gianluca Atzori.

Ecco le sue parole:

Domenica c’è Catania-Inter, è sorpreso nel vedere i siciliani così in alto?

“Proprio no. La stagione in cui arrivati (aprile 2008, ndr) ci salvammo all’ultima giornata, l’anno successivo raggiungemmo la salvezza a 7 turni dalla fine. Lì c’è organizzazione e sono anni che dimostrano di saper fare bene le cose. Il segreto? Intanto c’è un Centro sportivo spettacolare: Torre del Grifo. Ed è una delle tante conseguenze di una società che mette tutti, e sottolineo tutti, nelle condizioni di dare sempre il 100%”.

Il Catania non sbaglia un colpo da anni: merito di un nucleo di giocatori insieme da tempo o degli allenatori passati da lì?

“La seconda, perchè ogni allenatore ha portato le proprie qualità in un contesto sano. Poi conta quel nucleo di cui parla lei, avere tanti argentini vale tanto. Ripeto però che il plusvalore è la società: Pulvirenti è uno che ti difende fino alla fine e ti fa lavorare bene. E mi spiace che abbia litigato con Lo Monaco”.

Rimpianti per non essere rimasto a Catania?

“No perchè ho mantenuto rapporti super: in quel momento trovavo giusto cambiare”.

Col Palermo, dai rivali…

“Chiarisco: dovevo andare in un’altra squadra di Serie A, era tutto fatto, Poi, aspetta aspetta, mi hanno offerto il Palermo e sono andato. Resta il fatto che amo la Sicilia e la cosa che più mi manca è avere Pulvirenti al mio fianco in panchina: persona fantastica”.

Più, come o meno di Moratti?

“Come facco a dirlo: io con Moratti non ho mai lavorato, nè da giocatore nè da allenatore. I presidenti ai quali sono legato di più sono Pulvirenti e Stojkovic alla Stella Rossa”.

Eccoci all’Inter: come dice uno striscione, “c’è del disagio”?

“Anch’io soffro un po’: quando mi metto davanti alla tivù a guardare la mia squadra del cuore sembro un ultrà. Mi trasformo. Voglio però sottolineare una cosa: l’Inter sta facendo il suo, e credo che nessuno potesse pensare di attaccare lo scudetto all’inizio di questa stagione. Ci vuole tempo”.

Nemmeno dopo la vittoria allo Juventus Stadium?

“Se l’Inter avesse i sei punti persi contro il Siena chissà… La vittoria a Torino? A volte i risultati mascherano: l’Inter sta rinnovando e crescendo”.

Per arrivare dove?

“Ad inizio anno dissi: Juve prima, Napoli secondo e Inter terza. Per me finirà ancora così”.

Stramaccioni e il tormentone: Zenga allenatore dell’Inter:

“Strama è bravo, preparato: non conta l’età ma la consapevolezza nel lavoro. E’ normale che uno scogni di allenare la squadra del cuore, ma nella vita ci sono momenti e concatenazioni: a me non si è incastrato nulla. E poi sto bene qui, e il contratto è fino al 2014”.

Banalità: come finisce Catania-Inter?

“Da interista non ho mai pensato che l’Inter non possa vincerle tutte. Però il Catania gioca bene, lì sono sereni, preparati, forti. Probabilmente come ogni tifoso interista, oggi faccio fatica a dire ‘Vince l’Inter’. Quindi… mando in corner: spero che a fine anno entrambe possano trovare quel che cercano, ovvero Champions ed Europa League”.

Handanovic e Andujar: pagella senza voto…

“Samir è potenzialmente uno dei migliori portieri al mondo. Ottima scelta. Andujar? E’ l’Handanovic del Catania ed è una grande scommessa vinta”.

Che curiosità avrebbe per Catania-Inter?

“Una, fine a se stessa: detto che fra gli allenatori italiani non ce n’è uno scarso, sarebbe bello vedere Strama sulla panca del Catania e Maran su quella interista. Come finirebbe?”

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