Handanovic e Juan Jesus, prestazione maiuscola nello stadio dei “ricordi”

Handanovic Juan JesusIeri sera, all’Olimpico, c’erano uno sloveno, un italiano, un rumeno e un brasiliano; non è l’inizio di una barzelletta, ma è la difesa dell’Inter che ha ben figurato nella difficile trasferta nella capitale, consentendo ai nerazzurri di strappare un punto prezioso su un campo dove altre big del nostro campionato erano pesantemente cadute, vedi Fiorentina e Milan.

Sugli scudi della retroguardia interista ci sono stati sicuramente Juan Jesus e Samir Handanovic: il primo ha letteralmente annullato Lamela, costringendolo a giocare solamente sulla fascia e non concedendogli praticamente mai la conclusione di sinistro a rientrare; il secondo, pur non riuscendo a “ipnotizzare” Totti dagli undici metri, ha dato sicurezza alla squadra con numerose uscite alte, un intervento pregevole sull’unica conclusione degna di nota di Lamela e con un guizzo felino a chiudere la strada al capitano giallorosso, dopo un’uscita bassa sui piedi di Osvaldo lanciato a rete.

Entrambi, forse, avevano un conto in sospeso con lo stadio della capitale, visto che, per motivi diversi, quell’impianto è stato il crocevia fondamentale delle loro carriere: Handa ha vissuto forse il periodo più opaco della sua carriera proprio nei mesi in cui l’Olimpico era la sua “casa”, quando, ancora giovanissimo, disputò la seconda parte della stagione 2005/2006 con la maglia della Lazio e, sempre nella struttura che farà da cornice alla finale di Coppa Italia, il centrale interista ha collezionato la sua prima presenza nella massima serie italiana.

Ieri sera, il giocatore medaglia d’argento a Londra 2012 è come se avesse chiuso un cerchio: dall’Olimpico all’Olimpico, dalla Lazio alla Roma. Era l’ultima giornata del campionato 2011/2012 e nell’Inter che crollò contro i biancazzurri di Roma sotto il colpi di Kozak, Mauri e Candreva, fece il suo esordio con la maglia numero 40 uno semisconosciuto difensore centrale acquistato nel mercato invernale, ma che ancora nessuno aveva visto all’opera. In molti pensarono al classico carneade, a quel giocatore che, dopo una “comparsata” nell’ultima gara di campionato, inizia a peregrinare in prestito in giro per l’Europa, tornando poi in Brasile una volta scaduto il contratto; invece JJ si è imposto come prezioso elemento della rosa di Strama, grazie a prestazioni di livello come quella di ieri sera e alla facilità con cui si è adattato alla difesa a 3, finendo col relegare Silvestre in panchina e diventare pressochè insostituibile.

Tra i protagonisti della trasferta romana c’è anche lo sloveno Samir Handanovic, portiere di indiscutibile valore che si sta confermando uno dei migliori nel suo ruolo anche in una grande squadra come l’Inter, dopo le fantastiche stagioni vissute in Friuli con la maglia dell’Udinese.

Poche parole, tanti fatti: potrebbe essere questo il “motto” di BatmHandanovic, personaggio che preferisce le azioni concrete, ovvero le parate, ai proclami davanti ai microfoni. Dopo un sabato sera vissuto da spettatore non pagante nella vittoria casalinga di una settimana fa con il Pescara e il lavoro extra compiuto per fermare gli attacchi di Gabbiadini e soci nel match di mercoledì di Coppa Italia con il Bologna, l’estremo difensore della Slovenia si è mostrato ancora una volta insuperabile, battuto solamente dal penalty di Totti. Tanti interventi apparentemente semplici, ma che hanno il grande pregio di trasmettere calma e sicurezza a tutto il reparto difensivo, conditi da due prodezze in cui si è vista tutta l’agilità e la reattività dell’erede di Julio Cesar.

Sebbene in qualche circostanza gli acquisti operati dagli uomini di mercato interisti abbiano lasciato perplesso più di un tifoso, bisogna riconoscere che le operazioni che hanno portato a Milano Juan Jesus e Handanovic si stanno rivelando azzeccate e sono servite a colmare due lacune importanti mostrate dall’Inter nella passata stagione, la più buia dopo anni vissuti al vertice e ricchi di successi.

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