Strama racconta il suo 2012: “A Londra partita epica, ma la prima chiamata di Moratti…”

 

Stramaccioni trionfoIn un’intervista esclusiva concessa ai microfoni di Inter Channel prima della gara interna contro il Genoa, Andrea Stramaccioni ha ripercorso insieme a Roberto Scarpini i primi mesi del suo 2012, caratterizzati soprattutto dalla splendida cavalcata in Next Generation Series, che ha regalato al tecnico nerazzurro il tetto d’Europa e ha convinto Moratti a consegnargli la panchina della prima squadra.

Si parte dal successo di gennaio, negli ottavi, in casa dello Sporting Lisbona: L’esito della partita sembrava scritto – spiega il tecnico nerazzurro – perchè lo Sporting aveva vinto fino a quel momento tutte le gare che aveva giocato. Basti pensare che tre calciatori di quella formazione stanno giocando in prima squadra, mentre altri due sono finiti al Barcellona. Era una sorta di dream team giovanile. L’Inter partiva come vittima sacrificale, ma fece una grande gara. E fu proprio quella prestazione che mi valse la prima chiamata da parte del presidente. Inizialmente pensavo addirittura fosse uno scherzo… (sorride, ndr).

Dalla gioia per l’inaspettato passaggio del turno in NGS alla beffa di febbraio, con l’eliminazione nel Torneo di Viareggio ai rigori contro il Parma: “Avevamo grandi aspettative. Vincemmo il girone e fummo accoppiati al Parma. La cosa che mi lasciò subito perplesso fu la scelta del campo, perchè era un terreno piccolo e molto rovinato. L’Inter fece comunque bene, rimontando lo svantaggio del primo tempo. Poi, però, ci andò male ai rigori. Non siamo fortunati con questa lotteria, perchè anche in coppa Italia siamo stati eliminati dopo i penalty”.

Marzo, invece, è il mese dell’incredibile successo nella finale di Londra, che ha cambiato la vita e la carriera del giovane allenatore romano: Fu bellissimo. Vincere questa mini competizione che metteva di fronte i più grandi club europei è stato fantastico. Anche in quel caso non partivamo con i favori del pronostico. Sembrava un match proibitivo per noi, contro un Ajax che aveva strapazzato il Barcellona in trasferta. E’ venuta fuori una partita quasi epica perchè, oltre al valore dell’avversario, siamo rimasti anche in inferiorità numerica. Lì abbiamo dimostrato tutti i nostri valori extra-tecnici, come il cuore, l’attaccamento alla maglia e la voglia di non perdere. Tutto sotto gli occhi del nostro presidente, che ci ha dato una carica in più”.

Il giorno dopo la chiamata per la panchina della prima squadra e l’1 aprile l’esordio ufficiale in Serie A: Ero entrato in un mondo completamente nuovo e solo il mio carattere tendenzialmente freddo mi ha permesso di gestire la situazione. La fortuna più grande è stata trovare uno spogliatoio speciale, con grandi campioni e grandissimi uomini. Il mio successo è un po’ il successo di tutti, perchè nella famiglia Inter non c’è nessuno che non mi abbia aiutato a fare bene, soprattutto all’inizio”.

A maggio la torunèe indonesiana (“ci è servita tanto, ci ha permesso di giocare senza l’assillo del risultato e di conoscerci meglio”) prima della definitiva conferma, sancita dal contratto triennale firmato a giugno: Il presidente mi ha fatto subito sentire al centro del nuovo progetto. E’ una grande responsabilità, abbiamo deciso di cambiare tanto, mettendo le basi per qualcosa di importante. Il mio obiettivo è riportare l’Inter a essere grande, in Italia e in Europa.

 

Alessandro Suardelli

(Twitter: @AleSuardelli)

 

 

Impostazioni privacy