Strama: “Il 2012 mi ha cambiato la vita. Con Moratti rapporto straordinario. Ringrazio i tifosi perchè…”

Strama esultanza derby 04Cosa è stato il 2012, cosa potrà essere il 2013, la squadra, le critiche, i complimenti, i momenti più belli e quelli più brutti, il rapporto con il presidente Moratti, con i giocatori, gli episodi arbitrali, lo scudetto, il rapporto con i tifosi interisti. Questo e tanto altro nell’intervista di Andrea Stramaccioni a Sportmediaset, riportata integralmente dal sito ufficiale inter.it.

Andrea Stramaccioni, si conclude un 2012 incredibile per lei?

“Sì, a livello personale certamente. Se penso a cosa facevo il primo gennaio scorso, credo che si siano realizzati tantissimi sogni e, sicuramente, anche se oggi mi sento totalmente l’allenatore dell’Inter, per me è un grandissimo sogno perché non dimentico mai, neanche per un secondo, da dove vengo e tutto quello che ho fatto prima di essere qui. Questo 2012 rappresenta l’anno che ha cambiato la mia vita”.

Se glielo avessero detto l’anno scorso ci avrebbe creduto?

“No, non ci avrei creduto. Ho commentato più volte che in quell’aprile la prima squadra dell’Inter non me la sarei data neanche da solo, quindi, sempre con grande onestà, credo sia anche più di un sogno. Una di quelle occasioni che ti fanno veramente coronare anche tanti sacrifici e tanto lavoro, questo grazie al presidente Moratti, grazie all’Inter”.

Quale voto dà a questo suo inizio di campionato?

“Non vorrei parlare di un voto personale ad Andrea Stramaccioni, credo che sia difficile scindere l’operato di un allenatore da quello della sua squadra. Io alla mia squadra do un bel 7 per questi primi cinque mesi, perché l’Inter ha dimostrato di saper far nascere un progetto importante. Ha cambiato tanto quest’estate, il presidente – d’accordo con l’allenatore e i dirigenti – ha cambiato tanto, a livello di squadra, come organico, come staff. Siamo in un momento importante per il club, che dopo questi cinque mesi sta portando – oltre ai risultati in campo, che sono quelli più visibili e tangibili – tanto dietro le quinte, grande armonia, grande funzionamento del club, reso più armonico da questo inizio di stagione. Io do un bel 7 globale, ma potrebbe essere anche un voto più alto”.

Cosa manca per migliorare? Continuità?

“Questo è innegabile, questa è la cosa di cui parliamo sempre con i ragazzi, con il mio staff. Credo che all’inizio di questa stagione abbiamo toccato dei picchi importanti di rendimento, mentre non sono soddisfatto del mantenimento della continuità del rendimento”.

È più difficile fare l’allenatore dell’Inter piuttosto che quello di altre squadre? A volte si è bersagliati da critiche anche quando si vince.

“Innanzitutto sono l’ultimo arrivato, quindi mi permetto di fare esperienza velocemente, di ascoltare le critiche che ritengo costruttive. Io sto cercando di migliorare anche perché un po’ per la giovane età, un po’ per il mio carattere, spesso magari tendo a dispiacermi quando sento una critica cosiddetta ‘in malafede’, non frutto di fatti, mentre le critiche costruttive le ho sempre accettate e secondo me servono a crescere, fanno parte del gioco. L’unica cosa è che in Italia a volte il risultato conta troppo nella valutazione di una gara: credo che si possa vincere una partita e non giocare bene, così come credo che si possa perdere una gara eppure fare una grande prestazione”.

Il momento più bello di questa sua avventura? Forse l’ingresso nello spogliatoio il primo giorno?

“No, quello credo sia stato il momento più difficile. Il momento più bello è stato quando il presidente Moratti mi ha detto ‘non mi importa niente di quello che pensano gli altri, lei è il nuovo allenatore dell’Inter'”.

Il momento più brutto, più difficile?

“Io tendo ad essere sempre molto propositivo. Ho sempre cercato nella mia vita, nei momenti più difficili, comunque di tirar fuori quel qualcosa per fare bene. Di momenti più brutti credo di non averne ancora vissuti. Sicuramente da un punto di vista tecnico la sconfitta in casa col Siena poteva, non avendo in mano la situazione, farti sbandare. Invece, come avevo detto già a caldo, era secondo me per noi il punto più forte, perché avremmo poi girato pesantemente rotta e infilato quelle vittorie consecutive che ci hanno portato al secondo posto”.

Il suo rapporto con il presidente? Sin dall’inizio è nato un grande feeling.

“Se dicessi nato subito direi una cosa falsa, sicuramente nasce da una stima tecnica: il presidente seguiva la Primavera e apprezzava il modo di giocare della squadra e il modo di gestire il gruppo. Poi ci siamo conosciuti per la prima volta in quell’incontro durato quasi due ore, abbiamo parlato di calcio e io ho capito una cosa che onestamente non avevo capito prima, ovvero che il presidente parlava di calcio, era preparato e aveva delle sue idee calcistiche. Da lì è nato un rapporto ad oggi straordinario, nato giorno dopo giorno, di grande chiarezza. Un rapporto molto diretto”.

C’è un regalo che per l’anno prossimo vorrebbe fare al presidente Moratti?

“Ho in mente un regalo ma che cosa sia lo tengo per me. Lui lo sa. Ma il regalo più grande è un regalo generale, cercare di non deludere le sue aspettative. Per fare questo ho un solo modo, lavorare 25 ore al giorno, per l’Inter, per lui, dimostrargli che ha fatto bene a puntare su di me. Poi c’è un altro regalo ma – ripeto – lo tengo per me”.

Qualche regalo per rinforzare la squadra, invece, se l’aspetta?

“Ho un rapporto così diretto con il presidente da non dire – con tutto il rispetto per il lavoro dei giornalisti – cose del genere tramite microfoni, anzi, mi darebbe fastidio. Lui lo sa, lui sa tutto, stiamo lavorando per costruire una grande Inter nei primi cinque mesi di un progetto. C’è chi ci ha messo tre anni per arrivare al vertice, c’è chi ce ne ha messi meno, noi stiamo lavorando, è ovvio che essendo l’Inter vogliamo vincere da subito, però adesso vediamo come poter migliorare la squadra”.

Gli episodi arbitrali a sfavore cominciano a diventare tanti in quest’ultimo periodo. Questo cosa le fa pensare?

“Che siamo stati un po’ sfortunati negli ultimi episodi. Mi metto nei panni dell’arbitro: c’è magari un episodio dubbio, a grande velocità, lui deve decidere in una frazione di secondo, spesso è 50 e 50… Ultimamente sono stati per noi sfortunati, però magari nelle prime giornate avevamo avuto anche episodi fortunati. Io l’ho catalogata come sfortuna, non per fare polemica né per fare altro, è la verità: c’è un contatto in area, è dubbio, l’arbitro deve decidere rapidamente, poi noi lo rivediamo con 50 moviole e vediamo che era magari rigore, non rigore, espulsione, non espulsione. Siamo stati un po’ sfortunati, ma arriveranno sicuramente momenti migliori”.

La Juventus è imbattibile per lo scudetto?

“Credo che la Juventus abbia dimostrato di aver costruito una grande base nel primo anno, mentre nel secondo anno ha perfezionato qualcosa che aveva impostato nella prima stagione. È la squadra con maggior continuità del campionato italiano, ha dimostrato che non è imbattibile, però ha dimostrato che ha una continuità molto forte, quella che finora è mancata a chi la insegue. Nello stesso tempo, però, tolta la Juventus il campionato italiano è davvero affascinante: l’Inter può perdere col Siena, il Napoli può perdere con il Bologna, c’è un grandissimo equilibrio”.

Si aspettava che Antonio Cassano sarebbe stato così decisivo. Ci può raccontare qualcosa di quella che è la vostra amicizia?

“Forse parlare di amicizia è esagerato, ma con lui ho avuto un rapporto diretto, molto schietto, da prima che diventasse un giocatore dell’Inter. Abbiamo questo denominatore comune di venire entrambi dal niente, e con questo non voglio offendere né le mie origini né le sue, però abbiamo un linguaggio diretto e anche per questo penso che ci siamo capiti. Poi il suo valore sul campo è fuori discussione. Credo che anche lo splendido rapporto con la moglie e la futura nascita del secondo figlio dopo Christopher gli abbiano dato una dimensione più matura. Io Antonio me lo tengo stretto, credo che abbia dimostrato di essere una risorsa in più per l’Inter, come tutti gli altri campioni che già c’erano qui”.

Un giocatore che l’ha sorpresa in positivo e uno dal quale vorrebbe molto di più?

“Ce ne abbiamo tanti che sono in rampa di lancio, perché quest’anno abbiamo lanciato dei giovani secondo me molto interessanti. Tra tutti potrei citare Juan Jesus, che l’esordio all’Inter l’ha fatto in Primavera. Venne in Primavera contro il Cesena, giocò tutta la gara pur non essendo al top della condizione, ci parlai molto prima del match e durante la partita ne intravidi le potenzialità. Poi due certezze, di cui una che mi fa veramente piacere, Andrea Ranocchia, che mostra come il calcio sia particolare. Quando sono arrivato gli dissi ‘Andrea sei sicuramente un ottimo giocatore, ti alleni bene, ma oggi io non ti vedo pronto per giocare da titolare’. Lo stesso giocatore, con lo stesso allenatore, ora è totalmente trasformato, con grandi motivazioni, anche grazie al lavoro che hanno fatto psicologicamente i nostri dirigenti, Branca e Ausilio, per dargli sicurezza. Lui è rimasto nonostante le offerte che aveva e oggi è una certezza dell’Inter e del calcio italiano. E poi c’è Guarin, che è un prospetto importantissimo. Cito loro tre ma potrei citarne altri. Loro tre sono però un po’ gli estremi: il giovane top, la grande certezza che avevamo dentro casa ma non era ancora esplosa, la prospettiva per il futuro”.

Da chi vorresti di più? Da chi vorresti un 2013 top?

“Questa è una risposta pericolosa perché io non è che mi aspetto di più, ma vorrei – magari con un pizzico di fortuna in più – che un giocatore che secondo me ha grandissimo potenziale riuscisse a farlo vedere, Ricky Alvarez. Un giocatore che ancora non è riuscito a entrare nella considerazione, che merita, della nostra tifoseria; un giocatore il cui impegno spesso ho cercato di far apprezzare, perché non ha avuto mai continuità di allenamento per via di problemi fisici. È stato sempre molto sfortunato, a volte è difficile dare un giudizio, perché una volta c’è un problemino, una volta un altro, e così non riesce ad avere continuità. Ma questo è un ragazzo su cui l’Inter crede. Ultimamente, poi, è arrivata la convocazione della nazionale argentina, che non è certo una nazionale minore, ma una top, io ci credo tanto. Speriamo che la ruota sia un po’ girata e che abbia continuità”.

Rivedremo Wesley Sneijder giocare con la maglia dell’Inter?

“Io sono sicuro che si troverà il modo affinché Sneijder possa farmi ricredere e riguadagnarsi una maglia da titolare, perché di fronte a voi avete la persona che forse l’ha più stimato da quel primo aprile, però allo stesso tempo io sono fatto così: quando meriti ti do tutto, quando non penso che sei nelle condizioni per giocare non giochi. Questo penso che Wes lo abbia apprezzato e che lo debba apprezzare chiunque abbia di fronte Stramaccioni. Sono il tuo primo estimatore quando lo meriti, quando reputo che non lo meriti stai fuori. Se io fossi un calciatore mi aspetterei questa come cosa più giusta e più equa da parte di un allenatore. Quindi aspetto che mi faccia ricredere e una maglia è pronta”.

Ai tifosi dell’Inter cosa dice Stramaccioni?

“Ringrazio i tifosi dell’Inter perché in questi primi mesi ci sono stati vicini in una maniera incredibile, in tutte le partite. Ricordo lo stadio con 40mila persone in una partita che più di tanto non contava, ho scoperto qui un affetto per l’Inter che prima non avevo percepito, ci seguono in tutte le parti di Italia e non solo, non posso che dire grazie ai nostri tifosi. A nome mio e a nome di tutta la squadra non posso che fare loro i più sinceri auguri per un grandissimo 2013, per voi e per noi”.

Fonte: inter.it

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