Dallo scetticismo al quarto posto, lo strano percorso della Lazio di Petkovic

Definire la Lazio una delle “sorprese” di questo campionato può sembrare fuori luogo: com’è possibile che una squadra che ha concluso le ultime due stagioni rispettivamente al quinto e al quarto posto, sfiorando in entrambi i casi l’ingresso in Champions League, possa rappresentare una “sorpresa”?

In realtà l’ottimo cammino che la Lazio ha intrapreso fino a oggi ha meravigliato diversi esperti e appassionati di calcio, soprattutto se si ripensa al precampionato a dir poco deludente dei biancocelesti, sconfitti da quasi tutte le squadre professionistiche affrontate (Siena, Torino, Galatasaray e Getafe) e vittoriosi solo con Salernitana e Malmoe, oltre ovviamente alle prime “sgambate” contro squadre dilettantistiche come il Cadore o l’Auronzo.

Con l’arrivo dei primi impegni ufficiali, però, i capitolini hanno trovato i giusti sincronismi e hanno registrato la fase difensiva, al punto da ottenere vittorie importanti (3-2 al Milan e alla Roma) e di issarsi fino al quarto posto in classifica, a ridosso della zona Champions.

Il progetto laziale, iniziato a luglio tra perplessità e scetticismo e ora apprezzato dalla maggioranza degli addetti ai lavori, è condotto con buona arguzia e personalità dal presidente Lotito e dal direttore sportivo Igli Tare, ex attaccante del club romano.

Dopo l’addio di Reja, la guida tecnica è stata affidata in estate a Vladimir Petkovic, allenatore di cui si sapeva poco al momento del suo arrivo in Italia, ma che è riuscito in poco tempo a farsi apprezzare sia per la sua aplomb durante le conferenze stampa, sia per gli ottimi risultati e il gioco gradevole prodotto dalla sua squadra.

Il tecnico nativo di Sarajevo è solito far giocare i biancocelesti con il 4-1-4-1, modulo che a prima analisi può sembrare assai difensivo e poco adatto per attuare un calcio brillante e votato all’attacco; in realtà gli automatismi degli uomini di Petkovic sono tali per cui la fase offensiva viene svolta molto bene dai 4 centrocampisti e dal centravanti, lasciando al mediano il compito di iniziare l’azione e di fungere da schermo davanti ai 4 difensori.

Analizzando nel dettaglio gli interpreti del modulo dell’ex allenatore di Young Boys e Sion, davanti a un portiere di grande qualità come Marchetti operano come difensori centrali Biava e Ciani (Andre Dias, titolare del ruolo, dovrebbe rientrare alla diciottesima giornata); se, per quel che concerne il ruolo di terzino sinistro, Radu è sicuro di una maglia da titolare, il rebus che accompagnerà Petkovic in questa settimana riguarderà il ruolo di terzino destro, vista la squalifica di Cavanda e gli acciacchi di Konko: se l’ex Genoa e Siviglia non dovesse farcela, spazio a Scaloni.

La Lazio è una squadra molto quadrata in fase difensiva, ma la vera forza dei biancocelesti è “dalla cintola in su”: Ledesma, playmaker di grande qualità, è l’uomo di raccordo tra difesa e centrocampo, mentre davanti a lui giostrano Mauri, Hernanes, Candreva e Alvaro Gonzalez, con Lulic prima riserva in grado di fornire corsa e dinamismo sulla corsia sinistra.

Il punto di riferimento laziale in zona gol è Miroslav Klose, esperto centravanti tedesco, letale nel gioco aereo e implacabile negli ultimi 16 metri (67 reti in 126 apparizioni con la sua Nazionale, 20 centri in 40 gare di campionato con i biancocelesti); il bomber ex Bayern Monaco dovrebbe però essere il solo attaccante a disposizione di Petkovic in vista della sfida con l’Inter, in quanto Kozak è squalificato (espulso nella trasferta di Bologna) e Floccari e l’ex interista (mai rimpianto) Zarate sono alle prese con infortuni che potrebbero costringerli a vedere la partita dalla tribuna.

La Lazio poco brillante vista all’opera nel monday night di Bologna non deve illudere i tifosi nerazzurri: all’Olimpico si avrà di fronte un’altra squadra, il cui valore è ben rappresentato dal quarto posto in classifica.

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