Difesa solida, mediana equilibrata, attacco altalenante: le mille sfaccettature del Parma di Donadoni

Quando un appassionato di calcio nato negli anni ’80 (o anche prima) pensa al Parma, inevitabilmente il primo ricordo va alla squadra emiliana del presidente Tanzi che, sul finire degli anni ’90, rappresentava una delle sette sorelle del calcio italiano insieme a Inter, Milan, Juventus, Roma, Lazio e Fiorentina; quelli erano gli anni d’oro del calcio nostrano, quando tutti i più grandi campioni ambivano a giocare nella Serie A e quando Champions League e Coppa Uefa (l’attuale Europa League) erano territorio di conquista per i nostri club.

Ora lo scenario è completamente diverso: le sette sorelle sono un lontano ricordo, la Champions è diventata quasi una chimera e la cara vecchia Coppa Uefa (o Europa League se preferite la denominazione attuale), più che un trofeo a cui ambire con tutte le forze, si è trasformata in una sorta di impiccio infrasettimanale utilizzato per dare minuti alle seconde linee.

Il Parma dell’era Tanzi ormai fa parte del passato: il crack Parmalat, la cessione dei big come Thuram, Fabio Cannavaro e Buffon e la retrocessione in B nel 2008 hanno fatto si che la squadra abbia come obiettivo, da diverse stagioni a questa parte, una salvezza tranquilla.

La prima cosa che viene in mente pensando alle differenze tra il Parma 2011/2012 e il Parma 2012/2013 è l’assenza di Giovinco, vera propria stella dei ducali nella passata stagione, passato alla Juventus.

La guida tecnica è affidata a Roberto Donadoni, il quale è subentrato a Colomba intorno alla metà dello scorso campionato; da quando l’ex commissario tecnico della nazionale si è seduto sulla panchina giallo blu (il 9 gennaio 2012), il Parma ha iniziato a migliorare esponenzialmente le proprie prestazioni e ha avuto un’importante continuità di risultati che lo hanno portato all’ottavo posto nella passata edizione della Serie A.

Donadoni è solito far giocare la propria squadra secondo un 3-5-2 che, in fase difensiva, prevede l’arretramento degli esterni di centrocampo sulla linea difensiva per formare una difesa a 5.

La grande intuizione del tecnico originario di Cisano Bergamasco è stata quella di arretrare in posizione di playmaker davanti alla difesa Valdes, un trequartista: in questo modo il Parma è riuscito ad avere una maggiore fluidità in fase di possesso, mantenendo una buonissima stabilità difensiva grazie al sopracitato pacchetto di 5 uomini.

Il punto di forza della squadra del presidente Ghirardi è sicuramente la difesa: il portiere Mirante è una certezza da diversi anni, Zaccardo, campione del Mondo in Germania nel 2006, l’argentino Paletta e Alessandro Lucarelli formano un terzetto di grande esperienza e di buonissima qualità, Rosi e Gobbi sono due esterni in grado di garantire corsa e dinamismo sulle corsie.

Se il centrocampo è formato da giocatori interessanti come Parolo, Galloppa (che però è infortunato), l’ex Inter Biabiany e l’eterno Marchionni, solo per citarne alcuni, l’attacco rappresenta il punto debole della squadra di Donadoni: Amauri è l’unico riferimento offensivo, Belfodil è in crescita, ma ancora molto giovane e Pabon, giocatore colombiano che avrebbe dovuto sostituire Giovinco nel cuore dei tifosi giallo blu, finora si sta rivelando un vero e proprio “buco nell’acqua”; non è un caso che spesso Biabiany, grazie alla sua rapidità, venga impiegato da seconda punta a sostegno di Amauri.

Parma ha sempre rappresentato una delle trasferte più ostiche per l’Inter: non è un caso che le vittorie nerazzurre al Tardini in campionato siano solo 3 in 21 sfide (l’ultima il 18 maggio 2008, doppietta di Ibrahimovic sotto il diluvio). La truppa di Strama sarà chiamata a una prova molto insidiosa nel monday night del 26 novembre e dovrà dimostrare tutta la sua coesione e la grande determinazione che l’ha contraddistinta in questo primo scorcio stagionale per strappare una vittoria in Emilia.

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