Per analizzare al meglio gli ultimi risultati non brillanti dell’Inter partiamo dalle statistiche, che non sono una “bibbia” ma spesso aiutano. La squadra nelle ultime due uscite ha subito 5 gol riuscendo a segnarne solo 3 (il quarto è un autogol). Da questo dato possiamo trarre diverse considerazioni: per prima cosa l’Inter è mancata dal punto di vista della solidità difensiva, concedendo, anche a causa delle pesanti assenze di Bergamo e di un rigore generoso, troppe reti agli avversari; in secondo luogo ci sono le difficoltà del reparto d’attacco a concretizzare le occasioni create. In poche parole l’Inter sembra aver perso di nuovo l’irrinunciabile equilibrio tattico che fino a pochissimo tempo fa sembrava essere ben saldo nelle mani dei nerazzurri.
Ormai sono in molti quelli che, alla ricerca del colpevole di questa situazione, puntano il dito contro il “tridente pesante”, responsabile di spaccare la squadra a metà (da una parte difesa e centrocampo, dall’altra l’attacco) ma anche, cosa ancora più grave, di non garantire il numero di gol necessario affinché la squadra non risenta dei i buchi difensivi che esso causa. Tutto questo è sicuramente vero: ieri in particolare gli attaccanti, per la loro riluttanza a dare una mano in fase di non possesso, hanno colpevolmente lasciato Cambiasso e Gargano in balia dei centrocampisti del Cagliari, permettendo loro di soffocare le fonti di gioco nerazzurre e di schiacciare l’Inter nella sua metà campo.
Ma, se è vero che schierare una squadra piena di giocatori incerottati o appena rientrati da un infortunio (Ranocchia e Samuel) con tre attaccanti puri e due soli centrocampisti potesse portare con sè qualche rischio di troppo, è impossibile non sottolineare come, sia a Bergamo che contro il Cagliari, fossero davvero poche le alternative a disposizione di Stramaccioni che, complice l’assenza di uomini chiave (Mudingayi e, soprattutto, Guarin) è stato costretto a scelte forzate.
Con il pieno recupero di Coutinho e Sneijder, però, è probabile che il tecnico nerazzurro decida di rinunciare a uno dei tre là davanti, per inserire al suo posto un giocatore che possa fare da raccordo tra centrocampo e attacco, dando anche una mano in fase difensiva. Tutto in nome di quell’equilibrio che aveva permesso all’Inter di tornare protagonista con largo anticipo rispetto ai tempi pronosticati ad inizio stagione.