All’inferno e ritorno: lo straordinario percorso dell’Atalanta di Colantuono

6 Aprile 2008: è la data dell’ultimo successo dell’Inter all’Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo, casa dell’Atalanta, nonché prossima tappa della rincorsa interista alla vetta della classifica.

Quel giorno l’Inter, allenata da Mancini, si impose per 2-0 con reti di Vieira e Balotelli; così come i nerazzurri di Milano, anche i nerazzurri di Bergamo hanno cambiato molto rispetto a 4 anni fa: la retrocessione del 2010, lo scandalo scommesse, i punti di penalità.

Il paradosso vuole che l’Atalanta abbia trovato, nelle difficoltà, una quadratura invidiabile, ottenendo risultati importanti, riconquistando immediatamente la Serie A e raggiungendo con 46 punti (52 senza penalità, record nella storia del club) la salvezza nella massima serie del calcio italiano.

Attualmente la guida tecnica è affidata a Stefano Colantuono, in carica da giugno 2010 (dopo aver già allenato il club bergamasco nel biennio 2005-2007): l’ex tecnico di Palermo e Torino è solito schierare i suoi giocatori con un 4-4-2, che, all’occorrenza, si trasforma in 4-4-1-1, con l’inserimento di un giocatore (sovente Maxi Moralez, a volte De Luca, più raramente Marilungo) che funge da raccordo tra i centrocampisti e la punta avanzata.

La solidità difensiva è uno dei marchi di fabbrica dell’Atalanta targata Colantuono: i 13 gol subìti in 11 partite, di cui 5 in una sola gara (Atalanta – Torino 1-5), dimostrano che i meccanismi in fase di non possesso sono ben collaudati.

Un altro punto di forza di questa squadra riguarda il centrocampo, in cui vi è un bel mix di gente muscolare e di fantasia, una miscela molto ben riuscita che permette all’Atalanta di trovarsi stabilmente nel centro della classifica da un anno a questa parte.

I bergamaschi sono molto più di una semplice squadra in lotta per non retrocedere; non è un caso, infatti, che alcuni dei suoi giocatori, vedi Consigli, Peluso e Cigarini, siano tenuti sotto osservazione dal C.T. della nazionale italiana Cesare Prandelli.

E’ difficile trovare un grande anello debole nella “catena atalantina”; forse la fase offensiva non è sempre brillantissima, in quanto Denis si trova in diverse circostanze a lottare da solo contro l’intero pacchetto arretrato avversario. Non è un caso che in estate, per sopperire a questa lacuna, sia stato acquistato dal Varese Giuseppe De Luca, classe 1991, giocatore in grado di affiancare l’attaccante argentino ex Napoli e Udinese in caso di necessità.

Una squadra attenta in fase difensiva, con elementi di qualità in mezzo al campo e attaccanti insidiosi pronti a colpire in contropiede, che ha saputo resistere nonostante le grandi avversità: se è vero che ciò che non uccide, fortifica, allora domenica sera l’Inter dovrà prestare grande attenzione.

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