Le scelte di Stramaccioni, quantomeno quelle iniziali, non convincono. Lasciare il tuo giocatore più scarso ripetutamente in balia del più forte degli avversari non è mai una buona idea e Jonathan lo conferma. Il brasiliano e Silvestre sono i nerazzurri più in difficoltà – mentale, ancor prima che fisica e tecnica – e faticano a trovare le misure di una fascia in cui spadroneggia il baby fenomeno Markovic (Moratti, pensaci! ndr), fermato solo dal palo. Il Partizan, come da tradizione balcanica, fa del possesso palla sterile la sua arma “migliore” ma è lenta in difesa e lascia spazi infiniti in cui dal primo minuto avrebbe fatto più danni il dinamico Palacio rispetto agli stanziali Livaja e Cassano, il quale in settimana necessiterebbe di più riposo. Al netto di un Guarin inguardabile, è Coutinho l’unico a regalare emozioni e speranze di gol, fino al momento dell’infortunio, che getta nello sconforto i sostenitori interisti.
Ma da quel momento in poi Stramaccioni non sbaglia più una scelta: inserisce Palacio, poi passa alla difesa alla difesa a quattro per chiudere gli spazi ai veloci serbi, inserisce Zanetti per frenare Markovic e infine Milito che manda in gol quel Palacio da cui tutto era cominciato.
Tutto facile. O quasi.
Giovanni Cassese
(Twitter: @vannicassese)
This post was last modified on 27 Ottobre 2012 - 01:54 01:54