Il fascino irresistibile di FantAntonio e l’insostenibile leggerezza di Wes

BEST SELLER – Emile Zola non avrebbe saputo scrivere intreccio migliore. La “Nanà” del Biscione ha sempre di più i connotati di Antonio Cassano. Intrigante, geniale, accogliente e irrefrenabile. L’amore del popolo nerazzurro per le giocate del talento di Bari Vecchia è qualcosa di morboso e autolesionistico. Come quello che prova un cliente per una splendida e seducente prostituta. Non certo per una quelle che si incontrano sotto i lampioni nelle arterie cittadine, piuttosto per una meretrice d’alto bordo, con tanto di guêpière in pizzo. La processione verso il Meazza e l’attesa dei tifosi davanti allo schermo tradisce sempre di più una spasmodica aspettativa del guizzo, dell’assist illuminante, del tacco smarcante da parte di FantAntonio. Il tutto in attesa dall’ineluttabile tradimento. O, quantomeno, dell’attimo di follia capace di scalfire quanto di buono conquistato, sia a livello di risultati sia di coesione del gruppo. La “cassanata” arriverà. E l’ambiente ne soffrirà. C’è chi è pronto a scommetterci. Nemmeno Antonio nasconde la sua indole volubile e il suo desiderio, a tempo debito, di lasciare Appiano, ma fintanto che l’ex ragazzaccio aprirà le porte di San Siro, deliziando il parterre con le sue prodezze, Milano lo amerà.

FLOP SUGLI SCAFFALI – A qualche migliaio di chilometri di distanza, invece, un altro membro della rosa interista sta componendo gli (ultimi?) capitoli del romanzo “L’insostenibile leggerezza di Wesley”, storia di un acquisto azzeccato, di un campione vincente e della sua innaturale decadenza, schiava del lassismo e della sindrome da prima donna. L’assenza dell’olandese, poco propenso a coprire in fase difensiva, sta portando più benefici che problemi al team di Stramaccioni. Il ko di Sneijder è giunto a puntino, proprio quando la squadra necessitava di compattezza e tranquillità, non di sfuriate plateali e capricci immotivati. Stramaccioni fa buon viso a cattivo gioco. Di certo l’impossibilità di schierare l’olandese lo ha esonerato dal fare scelte coraggiose, con tutto ciò che ne sarebbe seguito. Un esonero momentaneo però. L’eroe della tripletta 2010 tornerà e chiederà un posto da titolare, forte anche di un contratto da sei milioni netti annui. A quel punto il tecnico romano si troverà al primo vero bivio della sua gestione. La differenza tra chi decide e chi decide di non decidere è ancestralmente uno degli elementi di discrimine tra vittoria e sconfitta. Dai tempi di Herrera con Angelillo, proseguendo con Lippi nella gestione di Baggio e terminando con le scelte di Capello nel centellinare i minuti di Alex Del Piero.

Impostazioni privacy