E’ un’Inter che piace e convince

Tutto facile anche in Romania. Chi è abituato ad apparizioni consecutive pluriennali sul palcoscenico della Champions League, rischia di rimanere addirittura sorpreso dalla pochezza delle avversarie. Che non ci sia storia lo si capisce dal primo minuto, soprattutto per merito di Guarin e Sneijder, che prendono in mano non solo il centrocampo, ma anche il resto della squadra e, probabilmente, avversari, tribune, spogliatoi e parcheggio: un canovaccio che, c’è da esserne sicuri, si ripeterà ancora nel corso della stagione.

Stavolta è ancora più facile allorché i due trovano un partner fin troppo affidabile, addirittura più in palla di loro: Esteban Cambiasso. Il Cuchu rispolvera una prestazione vecchio stampo, impreziosita dal gol del vantaggio. A vederlo giocare così fa rabbia ricordare l’inevitabilmente affaticata e sbiadita versione dello scorso anno in un contesto di illogicità tattica e tecnica. Ma fa “rabbia” anche pensare che un Cambiasso cinque stelle extralusso rischia di far andare nel dimenticatoio il mancato acquisto di un centrocampista di qualità, che rimarrà un grave errore a prescindere dall’andamento degli altri.

Spesso d’estate si esagera nell’attribuire agli allenatori meriti che non hanno e non possono avere. Non vogliamo cadere nello stesso errore, ma è innegabile che i nerazzurri siano stati protagonisti di una metamorfosi fin troppo inaspettata. Le idee di Stramaccioni sono palpabili e i giocatori sembrano gradirle. La manovra scorre in maniera fluida fin dal fischio d’inizio e ancor di più dopo l’uscita di Mudingayi, anche se il suo sostituto, Nagatomo, porterà problemi di altro genere, soprattutto in marcatura.

La squadra non perde mai la testa e, anche in un breve momento di difficoltà a inizio ripresa, si conferma solida nel reparto arretrato. Merito soprattutto di un ritrovato Ranocchia, talento dalle qualità indiscusse, che non può che trarre beneficio da un contesto più rilassato. Stona un po’ col resto del gruppo Milito, ancora in evidente ritardo di forma. Ma chi ricorda i primi mesi del principe lo scorso anno non può preoccuparsi, soprattutto in presenza di questo Palacio, atipico vice-Milito, attaccante silenzioso ed efficace come non se ne vedevano dai tempi di Julio Cruz.

Il buon mercato interista ha trasformato La Joya, acquisto di inizio estate, da lusso troppo costoso e “anziano” per una società in ridimensionamento a tassello fondamentale di una squadra che con Handanovic, Pereira, Cassano e gli altri non può più nascondersi e deve lottare per lo scudetto.

E’ questa l’eredità preziosa lasciata dai preliminari europei d’agosto. Non la qualificazione ormai raggiunta. Ma la convinzione che l’Inter possa tornare protagonista in Italia e non solo. E’ tornata la speranza che abbiamo invocato per tutta la scorsa infelice stagione. Domenica comincia il calcio che conta. Forza ragazzi, continuiamo a sperare insieme!

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