Mudingayi: “Darò il sangue per l’Inter. Mi volevano anche Milan e Napoli, ma non ho mai avuto dubbi”

Ormai mancano solo visite mediche  e firma sul contratto. Poi, Gaby Mudingayi potrà considerarsi ufficialmente un giocatore dell’Inter. Attraverso le pagine della Gazzetta dello Sport, il centrocampista belga ha manifestato tutto il suo entusiasmo per la nuova avventura che sta per cominciare. Ecco le sue parole:

Mudingayi, ci siamo?

“Manca davvero poco, sono felice e pronto a firmare. Quando hai trent’anni e ti arriva una proposta così, dall’Inter, puoi solo ringraziare chi ti ha dato questa opportunità e restare quello che sei”.

Partiamo dai ringraziamenti…

“A Bologna e al Bologna: chiaro che ci ho messo del mio, ma se sarò ufficialmente dell’Inter sarà perché una città intera che mi ha sempre mostrato stima e un club in cui sono stato benissimo mi hanno aiutato a compiere questo passo”.

Restare quello che è: cosa significa in sostanza?

“In questi 8 anni di Italia credo che di me abbiano tutti apprezzato una cosa: il massimo che so dare, sempre. Il mio primo comandamento calcistico è “onora la maglia”. Sono disposto a dare il sangue per il club in cui gioco: è successo ovunque, succederà anche qui”.

Lei, assieme ad altri giocatori del Bologna, è stato ascoltato dalla procura Federale di Roma in merito alla presunta combine di Bologna-Bari.

“E’ durato tutto cinque minuti: mi hanno chiesto se avevo sentito qualcosa di quella storia, ho detto no, assolutamente niente”.

Teme un deferimento?

“Io non temo nulla perché non ho fatto nulla. Mi hanno ascoltato e sono stato sincero”.

Il suo futuro all’Inter può dipendere dall’eventuale squalifica o assoluzione?

“Ripeto: con quella situazione non c’entro nulla, né da vicino né da lontano. Lo scriva in bella evidenza”.

L’Inter è…?

“Uno dei club più grandi al mondo, che sa vincere e che per un ragazzo di trent’anni rappresenta un’opportunità enorme, grandissima, impossibile da rifiutare. Pensare allo scudetto? Certo che si può”.

Intanto niente Champions ma Europa League nella cui lista lei potrebbe già entrare.

“La Champions la giocai con la Lazio: se tutto andrà come deve andare spero di poterla fare l’anno prossimo…”.

Per lei c’era anche il Milan…

“E il Napoli. Ma quando Federico (Pastorello, il suo manager, ndr) mi ha anche detto che mi voleva l’Inter non ho più avuto dubbi. Inter”.

Il primo, vero, approccio?

“Tre mesi fa circa”.

Almeno, se tutto dovesse andare in porto, non dovrà più ammattire nei paraggi di Milito e Sneijder…

(sorride, ndr) L’Inter è piena di campioni. Assoluti”.

Conosce qualcuno fra i nerazzurri odierni?

“Tutti sul campo e uno di persona, Handanovic: siamo stati per un po’ insieme alla Lazio”.

Lei arrivò al Torino nel 2004: se tutto va come deve andare potrebbe compiere i 10 anni di Italia con la maglia dell’Inter…

“Io all’Italia devo tutto perché mi ha dato tutto: mi ha cresciuto e completato, mia moglie è italiana, i miei due figli sono nati qui”.

Dall’Italia se ne stanno andando tanti big…

“Io dal vostro paese non mi muoverei mai. In passato col mio procuratore erano state fatte anche ipotesi all’estero ma io dicevo sempre di aspettare perché ho sempre voluto stare qui, giocare qui”.

Dicevamo della maglia comparsa in una bancarella ad Appiano Gentile, senza numero.

“Io ho sempre usato il 26”.

E’ di Chivu…

(sorride, ndr) Lo so, lo so: ne troverò un altro, no problem”.

 

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