Pagellone 2011/12 – Andrea Ranocchia: 4.5

Doveva essere l’anno in cui appropriarsi del reparto difensivo dell’Inter, l’anno in cui tentare da protagonista la conquista dell’Europa con la maglia azzurra, l’anno in cui la grande promessa diventava certezza. Per Ranocchia non è stato niente di tutto ciò. Semplicemente non è stato il suo anno. E dopo una stagione di speranze disilluse ora c’è da chiedersi il perché. Solo diciassette presenze stagionali, il picco toccato col gol-vittoria a Cesena nel momento migliore della stagione nerazzurra, poi un declino costante concorde col trend di squadra.

La decadenza della squadra e l’eccessiva gerarchizzazione della rosa hanno spiegato le proprie conseguenze soprattutto a danno dei giovani e Ranocchia non poteva esserne immune. Ma lo si riteneva più pronto, forse troppo pronto, soprattutto in relazione ai vari Poli, Obi, Alvarez che, seppur solo parzialmente, sono riusciti in qualche stralcio di stagione a superare l’oblio della giovinezza per dare il proprio contributo alla causa (persa, ndr).

Chiuso da due esempi, uno da seguire e l’altro meno, come Lucio e Samuel, poi scartato anche in favore di Chivu o addirittura Cordoba, Ranocchia non ha mai dato seguito alle prestazioni al limite della perfezione della scorsa stagione. Lento, macchinoso, arruffone e spesso deconcentrato, come nell’occasione dello 0-3 contro il Bologna quando un disimpegno “sfortunato” di Andrea regalò il gol a Di Vaio, quasi più incredulo dei ventimila di San Siro dinanzi a cotanta generosità.

Come se non bastasse l’annus horribilis in maglia nerazzurra, a maggio per Ranocchia arriva la doccia gelata da Prandelli, che non lo sceglie per la spedizione nell’est Europa nemmeno al posto dell’indagato Bonucci, dopo averne fatto uno dei perni della nazionale nei primi mesi sulla panchina azzurra.

Ma attenzione! La dirigenza non svenda Ranocchia, le cui qualità fisiche e tecniche sono indiscutibili. C’è da lavorare sulla psiche e uno specialista dei giovani come Stramaccioni può e deve essere l’uomo giusto per farlo. L’addio di Lucio potrebbe lasciargli lo spazio che quest’anno non ha avuto. E’ tempo di ripartire da zero, ancora. Forza Andrea!

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