Avanti con Strama, ma ora servono i giocatori…

Una certezza, in tempi di relativismo calcistico, è oro colato. La certezza, marchiata a caldo dall’ultimo derby di fine anno, è che – breve o lungo che sia – il principato di Andrea Stramaccioni sarà ricordato con il sorriso dal popolo nerazzurro. E, considerando l’umorale predisposizione dei tifosi e della società, questo è già un traguardo o un punto di partenza per il giovane tecnico: sottigliezze retoriche che non cambiano la sostanza.

Il romano, sostituto e precario al quadrato (giunto ad Appiano per far dimenticare i tecnici che dovevano far dimenticare Josè da Setubal), ha tenuto un passo da vertice, mostrando sprazzi di buon calcio, ordine in campo e tanto, tantissimo entusiasmo nel gruppo. Certo, senza Messi & Co. non si può fare il Guardiola. Ma Pep con Lucio e Pazzini regrediti alla Scuola Calcio nel giro di pochi mesi non avrebbe potuto fare di meglio. Le incognite sono però dietro l’angolo. Giusto affidare un bolide europeo ingolfato (nonostante tutto la società nerazzurra è stata Campione d’Europa solo due anni fa) a un conducente che ha guidato solo una Mini (la Primavera vincitrice della Next Generation)?

La risposta è , qualora si faccia passare il bolide da un buon meccanico, possibilmente che non recuperi i pezzi di ricambio da sfasciacarrozze. Con Prandelli la risposta sarebbe la stessa. Con Bielsa idem, pur con qualche dubbio sulla stabilità mentale dell’ambiente. La “Pazza Inter” che accoglie come sua guida “El Loco”: connubio perfetto o suicidio sclerotico? Stramaccioni, Prandelli o Mazzarri, l’importante è che si comprino giocatori. E che si comprino bene. La differenza di venti punti tra noi e il Milan sta in questo: il Milan ha comprato spesso bene, l’Inter ha comprato spesso decisamente male.

Puntare il dito contro chi ha gestito il mercato in entrata nelle ultime quattro sessioni è banale, comodo e, in una certa misura, irriconoscente. Ma è doveroso. Quattro stagioni imbeccando solo, in parte, l’acquisto di Poli e, forse, quello di Guarin sono un piccolo record. Neppure ai tempi di Centofanti e Farinos si è riusciti a fare peggio: nella massa dei “bidoni” uno o due elementi validi e completi sono sempre saltati fuori.

Insomma, nessun fuggi fuggi. Nessuna epurazione o proscrizione. Solo un naturale rinnovamento e un buon innesto di qualità in ogni reparto. Soprattutto per colmare con corsa e piedi buoni le distanze tra mediana e i reparti, vero handicap nerazzurro di questa sciagurata stagione. Questa l’unica via per dare una mano concreta al prossimo tecnico. Chiunque egli sia.

 

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