“Sono numeri importanti. Raggiungere Zoff, che è stato una leggenda del calcio mondiale è motivo di orgoglio. Essere terzo in questa classifica, vicino all’amico ed ex compagno Pagliuca, è incredibile. Quando abbiamo festeggiato 400 presenze con l’Inter sembrava già impossibile, ora sono quasi il doppio. Questa è la mia casa ed essere il capitano di questa squadra è una cosa straordinaria. Ricordo la prima fascia. Ricordo quando, poco dopo, subito d’accordo con la società, ho passato la fascia per qualche partita a Ronaldo. Lui stava attraversando un momento molto, molto difficile, aveva bisogno di tutti gli stimoli possibili per tornare ad aiutare la squadra. Mi ha fatto piacere passargli la fascia. Poi è ritornata a me e non l’ho più lasciata“.
Il capitano, ricorda momenti positivi e negativi con la fascia al braccio: “Ho alzato i trofei più importanti della storia moderna dell’Inter, ma con la fascia ho anche attraverso i momenti difficili, quando le vittorie non arrivavano, però non è mai stata un problema, anche quando non si vinceva mi piaceva avere la responsabilità, metterci la faccia. Le difficoltà di aiutano a crescere e a migliorare. Io sono cresciuto e migliorato nelle difficoltà, qui, insieme all’Inter“.
Tanti i trofei importanti conquistati, con il primo fondamentale per il rilancio dell’Inter arrivato in tribunale: “Credo che quella sera, io Moratti e Facchetti, ci siamo detti delle cose molte belle. Sentivamo di meritarci quel titolo per tutto quello che avevamo vissuto prima. E ci rendevamo conto che, da quel momento, poteva iniziare qualcosa di bellissimo, ma noi dovevamo essere all’altezza, dovevamo meritarcelo. Ci siamo riusciti e abbiamo vinto tutto quello che potevamo vincere, conservando oggi ancora la voglia e la forza per ritornare, presto, ad alzare i trofei. Prima di quel giorno del 2006, nessuno trovava la spiegazione di tanti perché, ma io ho sempre creduto nell’Inter, nel lavoro”.
Adesso, il presente si chiama Andrea Stramaccioni: “È bravo, si è presentato con umiltà e con sincerità. Ha idee precise, gli piace un tipo di calcio che tutti condividiamo. Speriamo di finire al meglio la stagione e che Andrea possa continuare, che questi mesi possano essere solo l’inizio di una lunga carriera da allenatore. È vero, ha poca esperienza con le prime squadre, ma si è presentato a noi calciatori come un tecnico molto preparato, molto attento ai dettagli, molto coinvolgente”.
La storia nerazzurra di Javier è lunghissima. Ma c’è una notte, quella notte, con un simbolo tra i simboli: “Quella mia faccia rimarrà per sempre, riassumeva tutti i sentimenti che provavo, che avevo coltivato per tanti anni“. Era Madrid, alzava la Champions League. Grazie capitano.