SpazioInter’s Stories – Rafinha Alcantara, per amare basta poco

Due anni fa, di questi tempi, faceva il suo esordio in maglia nerazzurra: solo una manciata di minuti nel recupero e niente di speciale in quella domenica ferrarese, con l’Inter acciuffata sull’1-1 dalla neopromossa SPAL. Nulla in confronto al contributo che seppe dare alla squadra per la conquista del quarto posto e il ritorno nell’Europa che conta. Ripercorriamo le tracce dell’avventura interista di Rafael Alcantara do Nascimento, per tutti Rafinha.

DNA VINCENTE

Rafinha nasce il 12 febbraio 1992 a San Paolo, Brasile. Il suo destino era già scritto, già da quel primissimo giorno. I suoi genitori, infatti, sono Mazinho (campione del mondo con il Brasile nel 1994 ed ex giocatore di Lecce e Fiorentina) e Valéria Alcantara (ex pallavolista). E non è finita qui, perché neanche 365 giorni prima erano nati suo fratello maggiore Thiago (leader della media del Bayern Monaco) e e suo cugino Rodrigo Moreno Machado (punta di diamante del Valencia).

Ma se questi ultimi due oggi fanno parte della nazionale spagnola, Rafinha ha deciso di onorare le sue origini giocando per la Seleçao: dopo diverse esperienze con le nazionali minori spagnole ha infatti deciso di dare la sua disponibilità al Brasile. Con la maglia verdeoro ha vinto la medaglia d’oro ai giochi olimpici di Rio 2016.

NEL BARÇA DEI MARZIANI

In un’intervista esclusiva a Movistar+ Rafinha racconta il suo approdo in blaugrana:

Avevo 13 anni. Mio papà mi aveva detto che saremmo andati a visitare Thiago che stava a Barcellona. Poi mi ha detto «Visto che sei qui, perché non fai una prova?». Passai il provino. Ero felicissimo di poter tornare a stare con mio fratello”.

Da lì in poi sei anni di Masia e un sali e scendi continuo tra Barcellona e Barcellona B, poi il grande passo… dopo un prestito al Celta Vigo (dove tra l’altro ha lasciato un bel ricordo suo padre) Luis Enrique lo reputa pronto per giocarsi le sue carte in pianta stabile con i catalani. È il Barça di Xavi, Iniesta e della MSN, forse il tridente più forte della storia. In quella stagione, 2014/15, gioca 36 partite segnando 2 gol e fornendo 3 assist. Da maggio ad agosto solleva i trofei di LaLiga, Coppa del Re, Champions League e Supercoppa UEFA

Un mese più tardi il ginocchio fa crac: è l’inizio del un calvario. Rafinha lotta e torna in campo, gioca qualche partita e poi si riferma. Ci riprova, rigioca qualche partita e si ferma ancora una volta. E così via per le seguenti due stagioni. E anche se la voglia di riscatto fosse immensa, trovare spazio in squadra dopo la lunga serie di ricadute non era più affatto facile. Ma la svolta era dietro l’angolo, anzi, dall’altra parte della cornetta…

NEL CUORE DEI TIFOSI

Nel freddo gennaio del 2018 l’Inter si fa avanti per il suo cartellino. La trattativa è lunga e complessa, ma alla fine va in porto. Rafinha arriva a Milano con la formula del prestito con diritto di riscatto fissato a 38 milioni di euro.
Sono mesi particolari: i nerazzurri sono stati primi fino a metà dicembre e ora si ritrovano a battagliare per non scivolare fuori dalla zona Champions. Non appena Luciano Spalletti si decide a farlo giocare, incanta a suon di giocate. Trova la sua dimensione, si lega alla causa e diventa il beniamino dei tifosi: è lui la luce che illumina la trequarti, la ventata d’aria fresca in una rosa ormai stanca, la prova che “sì, quest’Inter ce la può fare!”. È l’ultimo a mollare, anche quando ormai erano in pochi a crederci, ma fa bene… 20 maggio 2018, l’Inter espugna l’Olimpico e raggiunge il suo obiettivo, superando in extremis la Lazio.

Ma quel 2-3 ai biancocelesti sarà la sua ultima apparizione con questi colori. I giornali hanno parlato per settimane di un riscatto più che sicuro. Non andò così. Per i tifosi fu un vero e proprio lutto passionale, tant’è che diventa virale l’hashtag #RiprendiRafinha.

TRA DELUSIONE E RICONOSCENZA

Ero convinto che sarei rimasto all’Inter, ma alla fine hanno preferito altri giocatori. Non resta che andare avanti. L’affetto e la riconoscenza che provo per l’Inter nasce dal fatto che mi hanno accolto dopo nove mesi d’inattività. Ora sono contento e motivato nel Barcellona”.

Così, dopo la parentesi interista, Rafinha torna alla routine catalana: ruolo da comprimario e infortuni (non prima, però, di aver segnato il gol dell’ex al Camp Nou nella fase a gironi di Champions League).
Oggi è in forze al Celta Vigo, di nuovo in prestito. Gli auguriamo di ritrovare continuità e con essa il sorriso. Quello stesso sorriso che abbiamo amato a San Siro e che sfidiamo chiunque a dire di non sentire la sua mancanza.

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