ESCLUSIVA – Parola a Edoardo Bianchi, il tifoso-simbolo del Triplete: “Vi racconto quel mio 22 maggio 2010”

22 maggio 2010: la data che resterà scolpita per sempre nella memoria di ogni tifoso dell’Inter. La notte di Madrid, la doppietta del Principe, la Champions League che torna a tingersi di nerazzurro. Una giornata che ha rappresentato il punto più alto per la storia del club e ha visto tanti protagonisti, in campo e fuori.

UN PROTAGONISTA INATTESO

Uno dei protagonisti di quella notte, seppur a sua insaputa, è stato Edoardo Bianchi. Di chi stiamo parlando? Del tifoso presente sulle tribune del Santiago Bernabeu che fu ripreso in lacrime a fine partita per la gioia immensa legata a quel momento di gloria sportiva. Un ragazzo qualunque che però ha rappresentato a pieno in quei fotogrammi tutta l’emozione di un popolo intero e l’intensità con cui i veri tifosi vivono la passione per questi colori. Un personaggio-simbolo al punto da essere stato inserito come richiamo all’interno dell’ormai celebre immagine promozionale del club per la campagna abbonamenti 2018/19. SpazioInter.it ha voluto intervistarlo per ricordare quella serata perfetta di otto anni fa e per commentare amichevolmente il periodo Post-Triplete, caratterizzato da poche luci e tante troppe ombre. Almeno fino alla rete di Vecino in quel di Roma…

LA NOSTRA INTERVISTA

1. Sei un tifoso “qualunque” eppure l’Inter ha posto un richiamo alla tua figura nella splendida immagine promozionale per gli abbonamenti 2018/19. Ti ha emozionato notare quel riferimento?
“È sempre un piacere rivedere quel momento legato all’Inter , essere identificato con l’Inter. Diciamo che mai mi sarei aspettato di ritrovare quell’immagine otto anni dopo il successo di Madrid. Ricordo che un pezzetto del video di quella notte era già stato inserito nella campagna abbonamenti della stagione 2010/2011… ritrovarlo anche oggi non può che emozionarmi e farmi un immenso piacere”.

2. Mi correggo, tu non sei un tifoso qualunque. Sei semplicemente l’immagine emblematica della celebre notte di Madrid in cui l’Inter ha coronato quel sogno chiamato Triplete. Cosa ricordi di quella sera del 22 maggio?
“A dire il vero non esiste un’immagine precisa di quella sera. O meglio, ho in mente un mix di emozioni e sensazioni che ancora oggi mi fanno venire la pelle d’oca al solo pensiero. Ricordo la coda di 22 ore accampati di fronte a via Massaua a Milano per riuscire ad avere il biglietto fra le mani; il viaggio verso Madrid fatto con il nostro Ducato tappezzato di immagini di Mourinho e di bandiere nerazzurre; l’attesa che sembrava non passasse mai e poi naturalmente la gioia e la liberazione finale. Scegliendo un’immagin edi quella sera ti dico che mi è rimasto impresso L’intervallo di quella partita: tutto lo spicchio neroazzurro con le bandierine giallo nero blu a sventolare verso il cielo sulle note di “Viva la Vida” dei Coldplay. Ogni volta che risento questa canzone è inevitabile che mi rimandi a quegli attimi”.

3. L’immagine di te che piangi per l’emozione sugli spalti del Bernabeu al fischio finale è forse lo spot ideale dell’interismo: passione e attaccamento per dei colori che fanno godere e soffrire allo stesso tempo. Cosa ne pensi?
“Hai colto nel pieno. Essere interisti significa saper sopportare delusioni lancinanti, addii dolorosi e sfottò imbarazzanti. Ma significa anche e soprattutto amare in modo viscerale quei colori, quella storia e quel club. Purtroppo per il calcio italiano, per fortuna per noi, non ci sono tante altre tifoserie come la nostra. Tifosi che, anche in anni di carestia, penuria e imbarazzo, sono sempre presenti, pronti a spingere la squadra e a far sentire il loro calore. Tornando a quelle lacrime, che dire: dentro c’era di tutto. Gioia ed euforia per quel momento indimenticabile e tanto atteso, liberazione per le delusioni e le sofferenze passate negli anni precedenti”.

4. Nel 2010 i social erano meno invasivi di ora ma il tuo volto ha fatto comunque il giro del mondo. Hai dovuto gestire un pizzico di fama a sorpresa?
“Sicuramente fosse accaduto oggi anziché 8 anni fa, quel video e quell’immagine sarebbero stati dieci volte più virali. In fondo è quello a cui andiamo, o meglio siamo andati incontro: viviamo in un mondo social. Ti confermo comunque che mi hanno scritto persone ed amici dall’Australia, dall’Olanda, dagli Stati Uniti; dal Marocco e via dicendo. Ancora oggi ricevo messaggi da parecchi tifosi nerazzurri. E sempre un piacere quando ti chiedono un parere sulla situazione attuale della nostra inter o semplicemente ti mandando un saluto con calore. Ti dirò che soprattutto il primo anno mi è capitato spesso di essere fermato allo stadio da altri tifosi: “Ah ma tu sei quello di Madrid!”. Chiaramente all’inizio c’era un certo imbarazzo ma col passare del tempo mi ci sono abituato”.

5. Peccato che dal 2010 in poi ci siano stati pochi momenti di gloria. Come hai vissuto questo lungo periodo di digiuno?
“Purtroppo abbiamo dovuto affrontare e pagare gli errori di una gestione passata troppo alla leggera. Una gestione che ci ha portato alla gloria e al successo ma che ci ha anche penalizzato dal punto di vista sportivo. Era il momento di aprire un ciclo vincente, di cercare di farlo anche a livello europeo ma invece, anziché andare avanti, siamo tornati indietro. Per fare un paragone prendo sempre da esempio il Bayern di Monaco, che è stata la nostra avversaria nella notte di Madrid. Da quel giorno hanno giocato 2 finali di Champions League e 4 semifinali mentre noi siamo scomparsi dal radar europeo. Ciò nonostante non sono riuscito a fare a meno di questi colori, di seguirli o di metterli da parte. Passione e amore sono sempre gli stessi , con ancora più voglia di tornare a gioire per questa squadra”.

6. Segui ancora l’Inter assiduamente dal vivo?
“Assolutamente sì. Sin da bambino la seguo, la supporto e la vivo. Ho iniziato ad andare allo stadio con mio papà quando avevo 4-5 anni e da allora non ho più smesso. Non c’è freddo, delusione o sconfitta che tenga. Ogni anno sono, o meglio siamo coi miei fratelli, presenti per spingere e supportare quei colori. Anche quest’anno, ovviamente, abbiamo già riconfermato l’abbonamento”.

7. Qual è stata la partita più emozionante vista dal vivo dopo quel 22 maggio?
“Questa è una domanda difficile a cui rispondere (ride, ndr). Di emozioni, a parte la coppa Italia vinta col Palermo, non ne abbiamo vissute molte da quel giorno in poi sinceramente. A livello europeo potrei dirti Bayern-Inter 2-3 in rimonta con gol finale di Pandev mentre per il campionato Ti direi Inter-Juve o Inter-Milan di quest’anno. La prima, anche se è finita male per noi, mi ha fatto rivedere la grinta, la voglia di giocare e di lottare che fa parte del nostro DNA. La seconda invece si commenta da sé (tripletta di Icardi con rigore al 90′, ndr)”.

8. E se ti dicessi “L’ha presa Vecino”?
“Ti risponderei “finalmente!”. Perché ci siamo tornati dopo anni di assenza e perché, per una volta, alla fine non abbiamo fallito all’ultimo ma siamo riusciti a conquistarci ciò che aspettavamo su un campo difficilissimo”.

9. Cosa pensi della squadra che sta costruendo l’Inter per la prossima stagione? Hai fiducia per il ritorno in UCL?
“Credo che la società si stia muovendo nel modo giusto. Bisogna procedere un passo alla volta, senza affanni ne aspettative enormi. Chiaro, siamo l’Inter, per cui è giusto aspettarsi sempre qualcosa in più. Ma ricordiamoci degli anni recenti e cerchiamo di farne tesoro. Se l’anno scorso l’obiettivo era tornare in UCL, quest anno sarà quello di consolidare la posizione e ti direi che, con la squadra che stiamo allestendo, siamo sulla buona strada. Per quanto riguarda L Europa non sarà sicuramente facile: partiamo in quarta fascia con tanti giocatori che certe competizioni non le hanno mai giocato o le hanno comunque solo sfiorate. Ma ce la giocheremo, come è giusto che sia”.

10. Per chiudere: dove speri di poter collocare un altro momento di gioia infinita come in quella notte che ti ha reso “il tifoso interista per eccellenza”?
“Prima arriva, meglio è (ride di nuovo, ndr). Come ho detto prima bisogna procedere step by step. Serve avere chiaro in testa quali sono gli obiettivi e raggiungerli. Quest anno abbiamo fatto un bel salto di qualità, sia a livello di gruppo che di singoli per cui piano piano torneremo. Non so quando ma torneremo. Ne sono fiducioso. Forza Inter, sempre, ovunque e comunque”.

Ringraziamo per la gentilezza e disponibilità Edoardo Bianchi. La riproduzione dell’intervista è consentita solo tramite citazione di SpazioInter.it. Chi trasgredisce le regole sarà segnalato a norma di legge.

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