Seconda parte della lunga intervista che La Gazzetta dello Sport propone con gli eroi del Triplete. Dopo Milito e Materazzi è il turno di Chivu, Cordoba e Pandev. Tutti hanno consigli su come vincere il derby con una maglia pazza ma anche cucita addosso.
La Gazzetta dello Sport prosegue con la lunga intervista agli eroi del 22 maggio 2010, data del Triplete nerazzurro.
A parlare è Ivan Cordoba che punta invece sul centrocampo. “Le partite molto spesso si decidono lì – spiega il difensore colombiano -. Anche se al momento non è chiaro come Spalletti schiererà la squadra. Ma la vera chiave sarà la concentrazione sulle palle da fermo. Anche contro il Benevento sembrava
impossibile che l’Inter segnasse, invece in due minuti su corner e punizione è arrivata la svolta“. Cordoba poi è molto duro con i giocatori: “L’Inter deve ritrovare se stessa. La qualità nei primi mesi di
campionato si è vista. Allora c’erano fame, compattezza, idee chiare su cosa fare in campo.
Nei momenti difficili dei mesi del Triplete chi scuoteva il gruppo?
“Tutti e nessuno, ci si chiudeva nello spogliatoio, si parlava e poi ognuno ne rispondeva a se stesso. Ma certe responsabilità uno deve volerle, non temere di esserne schiacciato”.
Uno che le responsabilità se le prendeva con lo spirito di sacrificio di chi faceva anche il terzino (come Eto’o) è Goran Pandev, fresco di gol all’Inter con la maglia del Genoa e decisivo in quel 2-0 sul Milan del 24 gennaio 2010 malgrado i rossi a Sneijder e Lucio. “Se sei una squadra unita puoi anche vincere un derby in 9 – racconta il macedone, che segnò su punizione nel finale -. Mourinho
Così infine Cristian Chivu, jolly preziosissimo: “L’Inter del Triplete aveva ben chiaro quali erano i punti di forza e quali le debolezze. Nei momenti di difficoltà ne uscivamo con la testa. Avevamo personalità, non ci spaventava nulla. Non credo che in questa Inter manchi l’attaccamento. Se arrivi
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