Arpad Weisz, dallo Scudetto con l’Inter nel 1930 alla deportazione ad Auschwitz

La Giornata della Memoria è l’occasione per commemorare tutte le vittime delle persecuzioni naziste nell’Europa devastata dalla Seconda Guerra Mondiale. Fra le infinite storie legate a questo tragico evento della storia del secolo scorso, ci sono anche alcuni episodi legati al mondo nerazzurro. Il più celebre è quello che riguarda Arpad Weisz, allenatore ungherese che negli anni Trenta è stato anche tecnico dell’Inter.

WEISZ E LA SUA ESPERIENZA IN ITALIA

Certamente i tifosi nerazzurri amanti della storia sono più propensi a ricordarlo in panchina in quel di Milano, ma non sono da dimenticare le sue esperienze (vincenti) al Bologna su tutte, con la quale ha conquistato ben 2 titoli di campione d’Italia. Fra le sue esperienze di allenatore nel campionato italiano si ricordano anche Bari e Novara.

IL SUO RECORD ANCORA IMBATTUTO

L’ungherese siede sulla panchina nerazzurra (durante il periodo fascista nota come Ambrosiana, divenuta poi tornata successivamente Inter) dal ’26 al ’31 e poi dal ’32 al ’34 (dopo averci anche giocato nella stagione 1925-1926), conquistando lo Scudetto ad appena 34 anni nel 1930: è ancora oggi il più giovane tecnico di sempre ad aver vinto il massimo campionato italiano. Figlio di ebrei ungheresi, Weisz fu un’ala sinistra di discreto livello, giocando anche per la propria nazionale, ma viene ricordato più come allenatore e per lo storico campionato conquistato da giovanissimo. Nel periodo di permanenza a Milano fu inoltre lo scopritore di Giuseppe Meazza, altro motivo per cui ha lasciato il segno nella storia interista.

FIGLIO DI EBREI, UCCISO AD AUSCHWITZ

Purtroppo qui il calcio non c’entra, ed entra in scena una delle pagine più brutte che l’umanità abbia potuto scrivere. In seguito alla promulgazione delle leggi razziali, istituite nel 1938 dal regime fascista al tempo al potere in Italia, Weisz dovette lasciare prima il lavoro e poi la Penisola, rifugiandosi prima a Parigi e poi in Olanda, salvo poi essere rinchiuso nel campo di Westerbork. Da lì, è trasporto ad Auschwitz, dove insieme a centinaia di migliaia di ebrei, è stato ucciso il 31 gennaio 1944 in una camera a gas. Nel giorno della memoria, è giusto ricordare anche un pezzo della nostra storia: il ricordo di Árpád Weisz è ancora vivo.

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