Lo voleva con tutto sè stesso Mourinho in quell’estate del 2009, quando il portoghese insisteva in società per l’acquisto di un vero e proprio trequartista, capace di creare e dare sia ordine che fantasia al gioco. Voleva che fosse proprio lui quel tassello mancante nella perfetta idea di Inter che prendeva forma nella sua mente, quell’olandese che il Real Madrid aveva ingiustamente emarginato dopo che aveva contribuito alla vittoria di un campionato e di una supercoppa. Era considerato troppo poco galactico per la nuova era di Florentino Perez, presidente da sempre avvezzo più all’apparenza che alla sostanza del gioco.
La sua aggiunta in extremis fu fondamentale per dare alla squadra quel quid in più, quel tocco di magia e razionalità allo stesso tempo, follia e lucidità, passione e glacialità, che hanno reso l’olandese uno dei giocatori più amati di San Siro, uno degli indiscussi beniamini di quel Triplete che alcuni sembrano dimenticarsi, ma che è scolpito nel cuore dei tifosi e dei protagonisti di quell’impresa, che nell’Inter hanno lasciato sudore, sangue, lealtà, felicità e ottimi ricordi. Allora tanti auguri Wes: sebbene non ti sia stato dato un sacrosanto Pallone d’Oro in quel 2010 da favola, nonostante il tuo addio sia stato macchiato da mesi di inattività e liti con una dirigenza inadeguata, noi ti ricorderemo sempre come meriti, come un grande campione, tosto come il tuo carattere, magico come i tuoi piedi e incisivo come le tue punizioni.
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