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Dopo solo cinque partite salta il profeta del 3-4-3, trafitto due volte dal suo allievo Rigoni e mai amato né dal patron di Corso Vittorio Emanuele nè da una tifoseria abituata a vincere tutto con Josè Mourinho. Ma non può essere solo colpa dell’allenatore.

Ad una prima analisi si possono notare due analogie con la gestione di Rafa Benitez: i senatori poco disposti a seguire il mister, al contrario di quanto succedeva con Leonardo e con lo Special One, e la campagna acquisti dettata dalla dirigenza. I vari Ricky Alvarez, Jonathan e lo stesso Forlan non sono stati richiesti dal tecnico di Grugliasco, che avrebbe pagato di tasca sua per avere un giocatore come Palacio e avrebbe sicuramente preferito Carlos Tevez al trentaduenne ex “colchonero”, che non è più un fulmine di guerra e non può adattarsi al ruolo di esterno.

Il buon Gian Piero non è più il tecnico dell’Inter, ma difficilmente chi verrà dopo di lui troverà terreno fertile. Solo generali come Trapattoni e Mourinho hanno lasciato dei segni tangibili in questa squadra. Entrambi hanno in comune un carattere di ferro, un grande carisma e un palmares pieno di vittorie; peculiarità, quest’ultima, che non sembra appartenere agli allenatori disponibili sul mercato. I nomi che circolano non possono offrire grandi garanzie: sono scommesse provenienti da squadre che lottano per l’Europa League o allenatori che non sono mai riusciti a raggiungere risultati importanti, nonostante le rose competitive messe a loro disposizione.

Le indiscrezioni dell’ultima ora portano a Claudio Ranieri: non una garanzia dal punto di vista delle vittorie, ma sicuramente l’unico con l’esperienza necessaria per risollevare le sorti di una squadra alla deriva.

Francesco Carini

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redazione