EDITORIALE – L’Italia è (di nuovo) avvisata: l’Inter c’è!

Il post-partita di ieri ha messo alla luce letture diverse della partita con seguente dibattito tra Capello e Conte.

Il tecnico salentino ha sottolineato il gioco offensivo messo in mostra dai suoi.

Ripartire dalla fine. Il post-partita di Napoli-Inter ci fornisce due chiavi di lettura differenti sulla prestazione dei nerazzurri, scaturite dal dibattito tra Conte e Capello. Se il tecnico ex Roma e oggi opinionista di Sky Sport si presentava al confronto con l’idea di un Inter “contropiedista” nel proprio arsenale, Conte ha risposto sottolineando l’intensità offensiva dei suoi undici.

La truppa di Conte, giunta alla contesa di Napoli nel tentativo di sfatare il tanto nominato tabù del San Paolo, ha effettivamente vissuto 90′ di difesa e ripartenza o ha seguito il diktat imposto dal tecnico salentino?

Per trovare una risposta è necessario rivivere l’ora e mezza del contismo puro di ieri. 5400 secondi di un’intensità più unica che rara sia nel giro palla che nelle corse all’indietro (vedasi i recuperi di Candreva su almeno due possibili contropiedi partenopei).

Se è vero che la Beneamata ha trovato due gol sul 2 contro 2 concesso dagli azzurri, è pur vero che ha concesso le migliori palle gol con difesa altissima e costretta a correre verso la propria porta.

Impossibile, nella visione offensiva del match proposta da Antonio da Lecce, non sottolineare il pressing alto condotto da Lukaku e compagni, a costo di trovare la coperta troppo corta nella metà campo difensiva: “In tutte le situazioni può essere che la pressione non riesce bene e ci sono delle ripartenze che il Napoli poteva sfruttare meglio. Parliamo sempre della coperta, se la tiri da una parte si scopre dall’altra. Alcune situazioni possono essere gestite meglio, ma anche gli avversari possono creare azioni memorizzate. Ogni allenatore dà indicazioni per situazioni specifiche, poi negli ultimi 30 metri è il talento che cerca di risolvere le situazioni“. Come a dire: “Forse sarebbe stato meglio avere un assetto più prudente“.

La seconda fase del confronto di ieri gira attorno al nome di Romelu Lukaku. Big Rom ha vissuto un’altra serata delle sue, una di quelle dove sembra impossibile strappare il pallone da quelle possenti gambe. Il centravanti belga ha frastornato la retroguardia napoletana con corse ad elevatissima velocità e spallate da spostare un edificio, tanto da guadagnarsi l’apprezzatissimo titolo di “pippa“. Cosi Conte ha ironicamente ribattezzato l’ex United, invitando i detrattori a non salire sul carro dei vincitori dopo le critiche mosse verso di lui in questi primi mesi, rivolgendo una frecciata chiara a tanti addetti ai lavori.

Tanto per rafforzare i concetti espressi da suo allenatore basta fare una ripassatina dei numeri collezionati dal nove finora. I 14 sigilli di Romelu in queste 18 partite infrangono il record di un certo Christian Vieri, uno che nelle stesse presenze aveva messo il pallone in porta “solo” 13 volte.

10 sono le reti messe a segno in trasferta, cifra che conferma il peso della pressione che Lukaku NON sente sulle sue spalle.

L’Inter viaggia forte e lo fa soprattutto lontano dal Meazza, come raccontano i 25 punti su 45 conquistati sui campi di mezza Serie A. Sintomo di una squadra che ci crede ed ha la faccia tosta del proprio allenatore.

L’Italia è avvisata: l’Inter c’è.

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