ESCLUSIVA – Pistocchi: “Capello nutre del rancore verso Conte. Le critiche a Lukaku e all’Inter? C’è poco pensiero libero in Italia e tanta invidia…”

Maurizio Pistocchi, ormai un vero e proprio “amico” di SpazioInter, è riuscito a trovare del tempo per concederci un’altra rapida intervista e dirci la sua sulla situazione nerazzurra e sulle polemiche che, come sempre, alle prime esitazioni della squadra si scatenano intorno all’ambiente Inter. Con la sua consueta professionalità e schiettezza, Pistocchi ci ha delineato un quadro molto preciso del proprio pensiero.

INVIDIE PERSONALI E MANCANZA DI ELEGANZA ALLA BASE DI QUESTE CRITICHE STERILI

Ciao Maurizio visto il poco tempo a disposizione iniziamo con una domanda molto importante: ti sembra normale questo atteggiamento astioso nei confronti di Lukaku? Cosa pensi di questa strana e quasi ridicola crociata mediatica verso un attaccante forse non elegante, ma, numeri alla mano, molto performante?

“Giusto ieri sera a Sky ho sentito Capello deridere Lukaku. Sosteneva che contro il Parma avesse ciccato la palla clamorosamente e avesse poi segnato per un colpo di fortuna, una casualità. Basterebbe però vedere il replay dell’azione per capire che Lukaku ha invece fatto un controllo straordinario. La palla è stata bucata dal portiere Sepe in uscita e lui se l’è trovata addosso e col destro è riuscito ad agganciarla in maniera magnifica e a fare poi goal in girata di sinistro. Questo per dire che c’è un evidente atteggiamento di malafede nei confronti di Lukaku che deriva secondo me da invidie personali e rancori che alcuni hanno nei confronti di Conte. Proprio Capello in primis. Ricordo che Conte definì gli scudetti di Capello frutti di un calcio mediocre e che ci si ricordava ancora di lui solamente per gli due scudetti revocati a tavolino”. 

“Lukaku finora ha segnato 6 goal in campionato e per un giocatore appena affacciatosi al nostro calcio non è cosa da poco. Storicamente la Serie A è difficile per gli stranieri, specie gli attaccanti, che si devono confrontare con un calcio molto più tattico e delle difese molto più attente e bloccate. Romelu poi aiuta moltissimo la squadra con del lavoro sporco, giocando spalle alla porta e aiutando anche in fase difensiva. L’opposto di Icardi che, per quanto fosse letale in area di rigore, era nullo nell’aiuto dato alla manovra o in contenimento. Oggi l’Inter ha un centravanti che partecipa molto di più e molto meglio. Poi se guardiamo i goal fatti a 26 anni è uno di quelli che ha fatto meglio di quasi tutti, anche di Kane ad esempio”. 

E a cosa pensi siano dovute queste “manovre”? Potrebbe essere ancora lo scotto dell’uscita pulita dell’Inter da Calciopoli? Una sorta di vendetta mediatica? O è solo un problema comune del giornalismo italiano?

“Non credo sia imputabile a questo. La stampa ha un fine: vendere. E l’Inter ha 7 milioni di tifosi, sarebbe controproducente. Probabilmente c’è però un altro fattore: FC Auto ha investito 106 milioni nella pubblicità, nella stampa, nella radio. E quando investi cifre di questo genere, è normale che poi i media, volontariamente o no, abbiano un occhio di riguardo nei tuoi confronti. Il problema è quando questo occhio di riguardo è, come troppo spesso accade, poco elegante e troppo spudorato. Senza contare gli estremi che si toccano come se nulla fosse. Sarri prima veniva definito come un cialtrone, sciatto, che si vestiva male, volgare. Ora invece tutti lo dipingono come un maestro, cosa che io e pochi altri invece facciamo da sempre. O anche Cancelo, che è passato da bidone a fenomeno a bidone di nuovo. Non è un problema di sudditanza, ma proprio di eleganza”. 

“Il mio sogno, anche se è utopico, sarebbe vedere i media che si occupino del calcio come uno sport e basta, in maniera imparziale. Purtroppo però il peso politico, il peso della visibilità, della fan base di alcune squadre, chiaramente è troppo grande. Disequilibra il mercato dei media quando ci sono in ballo milioni e milioni di tifosi. Tutto il resto viene fagocitato, anche se ci sarebbero altri contenuti interessanti. Tutto però finisce nel mercato di parole. Sacchi definiva i giornalisti commercianti di parole. Purtroppo siamo diventati questo. Personalmente, per quanto mi riguarda, mi rifiuto di appartenere a questa definizione, anche se sono consapevole di quanto possa essere azzeccata, soprattutto ora. Sai a volte mi sembra ci siano seri problemi di libertà intellettuale e di pensiero libero. Si fa fatica a capire se siano semplici valutazioni errate o valutazioni frutto di un pensiero poco libero. E io mi rifiuto di aderire a questa cosa, a questo mercato. Preferisco essere scomodo ma libero”.

Cosa pensi delle parole di Conte in conferenza Stampa? Sono critiche alla società o ci leggi altro?

“Io credo che Conte abbia ragione a fare certe dichiarazioni. Voleva far capire all’ambiente che non ci devono essere aspettative eccessive su questa squadra. Dobbiamo ragionare nell’ottica che la Juventus sostanzialmente ha due squadre che potrebbero tranquillamente vincere il campionato. L’Inter invece no. La Juventus è una società abituata a vincere, con un ambiente coeso. Che addirittura ha richiamato Buffon, un giocatore che sa come si vince, per fare da tramite tra società e spogliatoio. Nell’Inter quanti giocatori hanno vinto qualcosa? Solo Godin e Sanchez, e il secondo solo con la nazionale cilena. Gli altri non sanno cosa richiede la vittoria. Vincere richiede sacrificio, mentalità, disponibilità. Io all’Inter vedo un gruppo coeso e solido, che sta lavorando benissimo e dando risposte importanti. Però dal punto di vista qualitativo ha alcune lacune. Come si è visto in Inter Juventus. I cambi hanno stravolto gli equilibri della partita. Il peso specifico della qualità dei giocatori a certi livelli conta moltissimo. Solo Sarri al Napoli, in un anno di grazia, riuscì a mettere un po’ spalle al muro la Juve, ma anche lì finì per vincere chi aveva  più alternative in panchina”.

“Conte ha quindi voluto smorzare gli entusiasmi. So di molti tifosi rammaricati per il mancato sorpasso sulla Juve. Ma io paradossalmente credo sia meglio per l’Inter restare dietro. Perché questa squadra non è ancora pronta mentalmente per sostenere certe pressioni. Brozovic con il Dortmund è stato il migliore, con il Parma ha fatto errori che hanno determinato il risultato. Il problema è la testa, lui ha dato moltissimo a livello mentale in Champions e non ha avuto il tempo di recuperare le energie psicologiche necessarie. Questo sta cercando di inculcare Conte: mentalità vincente. Ed è molto difficile in una squadra che da 8 anni non vince nulla. Società, tifosi e ambiente devono capire questi limiti e ammirare il lavoro di Conte”.

A livello di condizione fisica e tecnica, l’Inter ha ancora ampi margini di miglioramento?

“Io vedo una cosa molto positiva, si stanno valorizzando molti giocatori italiani. Sensi, Barella, Bastoni, Biraghi, Candreva, Esposito. La valorizzazione del talento è fondamentale. Io vedo miglioramenti nella qualità delle partite dell’Inter. Sensi ad esempio è stato una sorpresa enorme, specie in quel ruolo. Comunque bisogna migliorare diverse cose. La difesa è composta da fenomenali interpreti individuali che però non sanno ancora muoversi perfettamente insieme in questo modulo. Col lavoro, essendo forti, miglioreranno molto. Lautaro sta esplodendo sui livelli che mi aspettavo dopo aver visto le sue prestazioni con l’Argentina. Aveva bisogno solo di adattamento. E non dimentichiamoci Esposito, che sta dimostrando una personalità, una voglia ed un attaccamento fuori dal normale. Quello che io suggerirei a Conte, visto che gli esterni sono quasi tutti dei terzini adattati e che quindi spingono molto poco, è di provare Politano come quinto a destra. Se a sinistra resti più abbottonato con un difensore, a destra puoi bilanciare con qualcuno che possa attaccare di più. Un po’ come fatto da Allegri con Cuadrado. Poi ovviamente, per quanto a me non sia mai piaciuto, questo schieramento che praticamente in fase difensiva diventa a 5 difensori può essere redditizio, come dimostrato sia in Italia che in Inghilterra dall’attuale allenatore nerazzurro”.

Cosa pensi potrebbe arrivare dal mercato di gennaio?

“Comprare a gennaio e azzeccare non è semplice, negli ultimi anni l’Inter ha fatto diversi acquisti, ma quasi mai questi elementi si sono poi rivelati importanti per la squadra. Per il futuro io punterei tutto su Tonali e Castrovili, mentre per l’immediato credo che un grande giocatore potrebbe essere De Paul, già accostato all’Inter in passato. Potrebbe essere importante come mezzala destra e sinistra”. 

Sulla questione stadio invece cosa ne pensi?

“Io sono favorevole allo Stadio nuovo perché entrambi i progetti sono bellissimi. Anche perché riqualificherebbero un’area con molte problematiche. Non sono uno che rimane troppo legato ai simboli del passato o ai monumenti. Anche perché un simbolo non può essere uno stadio. L’Inter il suo simbolo ce l’ha ed è il suo marchio, i suoi colori, la sua storia. Così come il Milan. Bisogna pensare al futuro se si vuole tenere il passo delle altre grandi. Servono strutture dove ci siano tutti i supporti necessari per vivere bene il calcio, ridando luce ad una zona che per 6 giorni alla settimana resta praticamente abbandonata. Credo sia un progetto affascinante dal punto di vista estetico e della logistica. La mia unica perplessità è la capienza preventivata. Solo 63mila spettatori. In contrasto con quanto fatto dai grandi club, come il Barcellona o il Real Madrid, che progettano ampliamenti o rifacimenti che aumentino il posto dei loro già enormi stadi. Non vorrei si commettesse l’errore della Juventus, che ha fatto uno stadio moderno e bellissimo per carità, ma che ha solo 41mila posti a sedere, meno del minimo accettato dalla Uefa per organizzare una finale di Champions League. Questo perché si è guardato alla media numerica degli spettatori del vecchio Delle Alpi. Questo sarebbe uno sbaglio, soprattutto per una città come Milano, una metropoli raggiungibile comodamente con ogni mezzo di trasporto. Ecco bisogna valutare bene la capienza di questo impianto, perché ciò che può rivelarsi adesso può poi risultare sbagliato tra dieci anni. Anche perché se si costruisce uno stadio si spera che sia qualcosa che duri almeno come San Siro. Teniamo conto che solo per Inter-Parma c’erano 67mila spettatori paganti, ossia 4mila unità in più rispetto alla massima copertura del nuovo stadio. Sarà questo il punto nodale da revisionare  a mio modo di vedere”.

Ringraziamo per la gentilezza e disponibilità Maurizio Pistocchi. La riproduzione dell’intervista è consentita solo tramite citazione di SpazioInter. Chi trasgredisce le regole sarà segnalato a norma di legge.

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