L’alba del giorno dopo: quanto pesano i 4 goal del Napoli per la rincorsa Champions?

Bocca amara in casa nerazzurra. Una stagione dopo si ripete lo stesso scenario visto contro la Lazio: contro l’Empoli l’Inter sarà obbligata alla vittoria! Trentottesima giornata al cardiopalma, un anno dopo, ancora una volta. Sconfitta, quella di Napoli, che sa di delusione: “ci sta perdere a Napoli”, come dice Spalletti, ma non prendendo 4 goal.

RIASSUNTO DELLA PARTITA

La squadra non è mai scesa in campo, sembrerebbe. Risultato beffardo, a giudicare dalla prestazione della squadra. Primo tempo tutto di sofferenza, con l’Inter che ha attaccato i primi minuti venendo poi gelata da Zielinski: una bomba sotto l’incrocio dei pali che ha raggelato la squadra e frenato le iniziative per tutto il primo tempo. Idem il secondo tempo, con Spalletti che vede nell’innesto di Icardi la carta per sbloccare il risultato. Fuori Politano, zoppicante, e dentro l’ex capitano, alla ricerca del goal del pareggio. Peccato che il goal nerazzurro, frutto di un rigore generoso assegnato su fallo di Albiol, sia arrivato a 9′ dalla fine, dopo tre reti partenopee. Se ci ha pensato un siluro di Zielinski ad aprire le marcature, il genio di Callejon che disegna una palla al bacio per la zuccata di Mertens spegne le iniziative nerazzurre del secondo tempo. Ci penserà una doppietta di Fabian Ruiz a demolire l’animo dei tifosi e dei giocatori. 4 a 1 beffardo, frutto di una poco allenata difesa a 3 e di un centrocampo sterile di idee. Il tandem offensivo, con un predominio di Lautaro su Icardi, ha ricevuto pochissimi palloni fra i piedi: due errori del Toro prima per colpa di un estremo e spettacolare salvataggio di Koulibaly, e poi un tiro stampato sulla traversa; una spizzata di testa in tuffo, e la palla del rigore (trasformato) per Icardi.

LA QUALIFICAZIONE IN CHAMPIONS

Ora si complica la qualificazione in Champions, l’Inter deve acciuffare i 3 punti contro l’Empoli. I toscani verranno a San Siro a giocarsela, a cercare di fare risultato, per chiudere il discorso salvezza. Con tre punti, se dovesse vincere il Genoa al Franchi, sarebbe la Fiorentina a retrocedere: motivazione estrema per i ragazzi di Andreazzoli che saliranno a Milano. Spalletti l’ha definita una finale, la classica gara da dentro-fuori. Quest’anno, di gare così, ne abbiamo perse tre in meno di due mesi. Prima il pareggio (quasi più sperato da noi che dagli olandesi, visto l’esito della partita) contro il PSV nell’ultima tappa dei gironi di Champions; poi la sconfitta ai rigori in una gara sterile contro la Lazio (ora vincitrice della Coppa Italia, con nostro estremo rammarico); e infine le due partite contro l’Eintracht di Francoforte. Insomma, abbiamo perso tre finali. La speranza dei tifosi è che Spalletti non decida di perdere la quarta giocando altri azzardi nell’ultima gara del campionato. Lo scorso anno, la Lazio ci era stata sopra per tutto il campionato, e la nostra qualificazione in Champions fu un regalo della sorte, con la zuccata di Vecino ad incrociare. Quest’anno siamo stati sempre in corsa, per 37 giornate piazzati tra il terzo e il quarto posto, sarebbe molto scortese se la sorte volesse riprendersi il regalo della scorsa stagione.

LE CONSIDERAZIONI DEL GIORNO DOPO

Sono mesi che basterebbe una vittoria per chiudere il discorso Champions, e potersi permettere esperimenti come la difesa a 2 e mezzo di ieri sera (con D’Ambrosio spesso più avanzato di Perisic e Candreva sulla fascia destra). Mesi di pareggi scialbi, prestazioni senza emozioni, partite giocate con sufficienza imbarazzante. Spalletti ha detto che “siamo LA squadra di Milano”, ed è anche giusto ridare carica ad una squadra che ha appena subito 4 reti. Ma non è certo lui a doverci ricordare chi siamo: non è un mistero che sia anche colpa sua questa striscia di risultati negativi. Avremmo potuto giocare una partita senza pretese, con la qualificazione matematicamente in tasca; siamo andati a giocare contro un Napoli secondo per meriti e mai in discussione, e sembravano loro quelli affamati di punti. La delusione è tanta, anche troppa a giudicare dal periodo negativo della squadra. Le speranza sono rivolte a San Siro, sia come tempio della nostra Inter che come Santo a cui rivolgere una preghiera disperata.

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