Spalletti: “L’Atalanta è bella non per caso. Mi aspetto che San Siro aiuti la squadra”

L’Inter si prepara ad uno dei tanti scontri decisivi per una qualificazione in Champions di questo finale di campionato; alle 18 di domani, a San Siro arriva un’Atalanta agguerrita e vogliosa di stupire ancora tutti. Sentiamo le parole di mister Spalletti nella consueta conferenza stampa della vigilia.

SPALLETTI: “CHE LA GARA D’ANDATA CI SERVA DA LEZIONE”

La gara di domani può essere considerata un set point nella rincorsa alla Champions?
“Probabilmente. E’ una gara massiccia, per l’importanza che ha di classifica, il fatto che sia contro una concorrente diretta perché ormai l’Atalanta è stabilmente nell’alta classifica non solo da quest’anno e per la fisicità dell’avversaria. Sono belli non per caso, una squadra che in questi ultimi anni ha mantenuto un’identità da quando è arrivato Gasperini. Hanno fatto grandi partite e anche per loro ci sono aspettative importanti perché non sono più una rivelazione ma una realtà calcistica su cui si sono posati anche gli occhi del calcio europeo. Per cui aspirano giustamente a entrare in Champions e hanno tutte le carte in regola”.

Sia Icardi che Nainggolan sono confermati?
“Dipende un po’ dai momenti. Non si dà chi gioca e chi no. Si fanno sempre le cose per cercare di fare il bene dell’Inter. A volte possono sembrare all’opposto le risposte che si danno ma hanno tutte la stessa matrice che è quella in base al momento di prendere il meglio per questi colori“.

Proprio come è successo spesso per Gasperini, si è mai adattato al curriculum dei calciatori?
“E’ un modo di dire che non assomiglia alla realtà. Lo conosco Gasperini. Non è che ha dei giovani perché non può mantenere più autenticità con chi ha più nome. Gasperini la sa lunga e l’ha fatto vedere anche a noi. I risultati dicono che sa stare in quella posizione e sviluppare il meglio sotto l’aspetto professionale. Succede a tutti di passare momenti in cui non si riesce ad esibire quel che vorresti o il massimo delle potenzialità che hai, ma lui è uno bravo”.

La più grande difficoltà nello sfidare l’Atalanta?
“E’ un po’ tutte le cose che hanno le squadre forti. Anche se si vuole accostare a una squadra giovane, per certi versi lo è e per altri no. Gli si riconosce la spiccata personalità, sono subito disponibili ad accettare il confronto. Sono tutti tosti e grossi fisicamente. Lì dentro sembra grosso anche Gasperini. Perché riescono a metterla su questo piano del duello individuale, una caratteristiche che gli viene riconosciuta è che fanno uomo contro uomo a tutto campo anche se non è così perché le scalature le fanno anche loro. Però c’è un aspetto sicuramente importante, della convinzione, di vincere il duello personale. Sanno cosa fare in campo perché costruiscono dal basso e vengono a proporre calcio in verticale andando da una banda all’altra con facilità con questi quinti che hanno molto offensivi sulle fasce. Uno va a fare cross e l’altro chiude in area di rigore, in base all’altezza media di squadra sono tra le squadre più pericolose sulle palle inattive. Ci sarà da stare svegli”.

All’andata avete sofferto proprio sulle palle inattive. Cosa avete studiato a riguardo?
“Si va a lavorare su dei modi di impostazione che si crede siano giusti. Si partecipa e si fanno partecipare gli atleti perché c’è quello più bravo a marcare e cercare il pallone. Si ottimizza la cosa e si va su quella strada. Noi facciamo una cosa un po’ mista e il discorso resta quello anche se hai perso una partita. Penso che grosso modo, come è successo precedentemente con squadre dotate, abbiamo le carte in regola per difenderci da quel che proporranno e per segnare nelle nostre possibilità offensive”.

L’Atalanta è senza Zapata. Cosa significa per l’Inter?
“Noi abbiamo fuori Lautaro, per cui è giusto così… (ride, ndr). Hanno giocatori che possono sostituirlo, Barrow precedentemente era diventato obiettivo di tanti. Per me gioca Gomez. Ha veramente questa qualità di poter giocare spalle girate, nello stretto è fortissimo ed è esperto nel riuscire a trovare la posizione giusta in ogni parte del campo in cui si mette”.

C’è stata una crescita negli ultimi due mesi, dopo il 13 febbraio? Pensi che qualcosa possa andare storto come a Genova?
“La questione di Icardi è stata un’opportunità di valutare che l’Inter è una squadra, non un singolo calciatore. Poi ho già detto più volte: ci sono durante la stagione dei momenti in cui vanno fatte delle riflessioni, delle analisi più approfondite. Dobbiamo fare delle scelte non ritardate perché qualsiasi cosa fai in ritardo qualcun’altro la fa in maniera puntuale. Bisogna cercare di essere autentici e non essere troppo timidi. Cercare di essere chiari, essere sé stessi. Andare a mettere mano nel momento in cui le cose succedono cercando di fare sempre il meglio per quel momento lì per questi colori. La squadra mi sembra abbia reagito nella maniera giusta e che abbia fatto vedere di avere potenzialità e ha fatto dei risultati con chiunque abbia giocato durante la stagione. Poi ci sono stati infortuni e altre situazioni come queste, ma il gruppo è sicuramente qualitativo e ha anche un buon livello di personalità, di conoscenze di calcio e può lottare per questa quarta posizione. I giocatori hanno bisogno di essere sé stessi, si sono dette tante cose ma i professionisti hanno bisogno che si facciano in maniera vera queste scelte perché diventa più faciel collocarle nel tuo modo di lavorare di modo che risulti coerente. Non puoi prendere decisioni diverse da quello che sei. Fare il bosco verticale sarebbe fenomenale ma se non sei Boeri qualche problema ce l’hai. Si fanno cose corrette per la tua posizione, il momento, il tuo stile e il tuo modo di lavorare. Così anche i calciatori, che ci sia stata un po’ di reazione lo vedo un modo coerente di essere un calciatore forte che abbia una caratteristica importante che alla lunga paga. Dentro questi ragionamenti si tirano fuori tante cose, quelle che sono le riflessioni sono importanti da trovarci gli spunti e questa giustezza per essere riconosciuti da tutti che si stia facendo una cosa autentica”.

Cosa chiede al pubblico di San Siro in vista di domani?
“La soluzione è chiara, un pubblico come quello dell’Inter merita uno stadio importante per cui lo stadio deve essere di livello per la partecipazione da un punto di vista fisico e di chi viene a vedere le partite direttamente. L’Inter è di tutti quelli che la amano e naturalmente l’hanno a cuore, in particolare di chi partecipa attivamente per sostenerla. Io sono convinto che proprio perché l’hanno a cuore sanno come comportarsi in generale e noi dobbiamo riflettere per quanto sono le cose che ci riguardano e per trovarci degli spunti su queste riflessioni e su ciò che succede. Mi aspetto ci sia una volontà di aiutare la squadra, il gruppo, i colori per fare risultato perché l’avversario che abbiamo davanti necessita di tutta la forza in generale che possediamo”.

Cosa ne pensa della questione San Siro?
“Non ho mezzi per giudicare. Non vado a metterci il dito”.

Cosa è cambiato dalla gara d’andata, sia mentalmente che fisicamente?
“Lo scorrimento delle partite dice quel che è successo. Lì fummo colti un po’ di sorpresa per la bravura dell’avversario. L’Atalanta ha fatto vedere che quando entra così ferocemente in campo può mettere in difficoltà chiunque. Quello che ci è successo lo mettiamo da parte, per altre cose ce lo portiamo dietro perché deve servire da insegnamento. Tutte queste prese di posizione e approfondimenti hanno fatto sì che dopo siano successi sempre meno e che altre volte siamo stati noi a imporci in quel modo. Ti fa capire che si viene a tentare di essere disposti a far tutto per vincere, perché vincere lo vogliono tutti ma non tutti sono disposti a far tutto per vincere”.

Potremmo rivedere Lautaro e De Vrij alla prossima?
“Arriviamo a domani perché ci sono dei passaggi che quando sei in equilibrio bisogna vedere cosa fare. Siamo nella via di mezzo e dobbiamo vedere un altro allenamento. Per domani è difficile per tutti e due”.

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