Julio Cesar: “Mancini? Un maestro. Mourinho? Il più attivo sulla chat del Triplete…”

Julio Cesar, l’Acchiappasogni del Triplete, e uno fra i più amati ex-giocatori dai tifosi interisti, ha rilasciato un’intervista a Dazn parlando dei ricordi del periodo nerazzurro…

Cos’è la prima cosa che ti viene in mente a San Siro?
“La curva che urlava il mio nome. Bellissimo. mi vengono in mente un sacco di ricordi: i rigori che ho parato, quello a Ronaldinho… bellissimo. I gol subiti non li ricordo, solo le parate”. 

Tu sei il sorriso e il pianto…
“In tutta la mia vita sono sempre stato me stesso, non sono finto. Non mi interessa di quello che pensano, io sono uguale davanti alle telecamere”. 

Quali erano i tuoi sogni da bambino?
“In Brasile è successa una tragedia, vedendomi da piccolo mi vengono in mente quei bambini. C’era un ragazzino che faceva il portiere e aveva il sogno di conoscermi di persona. Spero in un futuro lontano di poterlo conoscere dall’altra parte e possiamo giocare insieme. Tanti amici mi hanno chiesto di chiudere la carriera al Flamengo. L’ultimo giorno c’erano 60mila persone al Maracanà, finire la carriera lì è stata la ciliegina sulla torta”. 

Per un portiere la parte importante passa anche dai rigori
“Per noi parare un rigore è come segnare un gol per un attaccante. All’Inter ne ho parati tanti ed è il momento più bello, non riesco a raccontare l’emozione che si prova quando si para un rigore”. 

Il rigore con Ibrahimovic. Cosa ti passava per la testa?
“E’ un fuoriclasse. Avendo giocato con lui due anni conoscevo il suo modo di tirare e sono andato da lui e gli ho detto: guarda pezzo di m… non tirare forte in mezzo perché se no te lo paro. Lui faceva la faccia da figo, io camminavo indietro e gli ho detto: ti ho beccato. Lui mi conosceva bene, può tirare forte in mezzo per andare sul sicuro. Gli ho tolto questa opzione e dovevo scegliere un lato, conoscendolo sapevo che aveva un angolo di sicurezza, alla mia destra. Ha tirato forte, ma bene bene, mi ha segnato e mi ha detto: vai dentro e prendi pallone pezzo di m… A lui piace fare queste cose. Gli piace negli spogliatoi dare calci anche nella testa dei giocatori. Mi ricordo con Cassano al Milan, è un fuori di testa ma è fortissimo”.

Com’è il campo?
“In campo succede tutto, si gioca bene o male. E’ la parte più bella del calcio, è tutto qui”. 

Che ricordo hai di Roberto Mancini?
“E’ stata la persona che mi ha dato fiducia e ha cambiato la mia vita. Mi suggeriva come parare le punizioni. Ora chiarisco una cosa che mi ha fatto male all’inizio: giocavamo a Palermo, tutta la settimana lui ha fatto allenamenti coi calci di punizione contro. Lui mi diceva: Corini calcia, possiamo mettere la barriera al contrario e possiamo metterlo in difficoltà. Io non ero d’accordo, non lo avevo mai fatto. Lui mi diceva di avere fiducia. Andiamo a Palermo, prima punizione della partita, barriera al contrario e lui calcia all’incrocio. Giochiamo con la Juve a Torino. Lui arriva da me e mi dice: conosco bene Nedved, lui tira sempre sul palo del portiere. Non muoverti, tira sempre lì. Prima punizione, barriera, tira sopra la barriera e sfiora il palo non dove ero io. Seconda punizione tira una palla lenta sopra la barriera, io parto in ritardo perché l’aspettavo sul mio palo. Gol della Juve e abbiamo perso 2-0. I giornali parlarono malissimo di me, scarso nelle punizioni. Vado dal mister e gli dico: prendo io le responsabilità, dura prendere un gol perché ho fatto come dice l’allenatore. Non sono libero di fare la mia scelta. Poi non mi ha detto più niente, ma ho dovuto lavorare per togliere questo timbro”. 

Qual è il primo ricordo che ti è venuto in testa entrando nello spogliatoio? 
“Mi sono venuti molti ex compagni in testa, quando parlavamo prima della partita, tuta la preparazione e la concentrazione. Adesso tutti hanno i telefonini, ognuno è nel suo mondo e sono cambiate tante cose. Marco Materazzi ha creato una chat con tutti quelli del Triplete, il più attivo è mister Mourinho, è quello che scherza di più”.

Mourinho? 
“Lui faceva diventare un giocatore normale fortissimo, riusciva a trasmettere quella che sentiva lui, nel modo di affrontare le sfide riusciva a parlare con noi in un modo che avevamo il sangue negli occhi. Mi ricordo una volta che eravamo alla Pinetina e dovevamo andare a giocare il ritorno della semifinale di Champions contro il Barcellona. I giocatori del Barça stavano facendo una pubblicità che vendevano la pelle per ribaltare il risultato. Era una pubblicità bellissima. Prima di andare lì, in una riunione Mourinho ha fatto vedere la maglietta che c’era questa scritta che loro vendevano la pelle, lui ha fatto una riunione bellissima e ha: “Allora andiamo a Barcellona a comprare la pelle”. Quando ha detto quello avevo la pelle d’oca, volevo andare subito sul campo a giocare. È stata una cosa stupenda, abbiamo perso ma siamo riusciti a passare. La seconda riunione, prima di andare a giocare contro il Bayern Monaco, abbiamo fatto un’ora di riunione dove ha spiegato nei dettagli la partita. Io ho difficoltà a tenere la concentrazione, meno male che non mi ha visto”.

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