EDITORIALE – Il Var è morto, lunga vita alla prostituzione intellettuale!

A Firenze ieri si è consumato l’ennesimo capitolo di un dramma tragicomico iniziato più di un secolo fa: il calcio italiano. Lo sport nazionale, l’unico e solo motore capace di smuovere il popolo del belpaese è stato ancora insozzato dalle solite macchie di sospetto e inettitudine. Abisso non ha semplicemente tolto deliberatamente due punti all’Inter: ha scoperchiato un vaso di pandora che ha rivelato con precisione l’esatta “pendenza” della classe giornalistica italiana. Perché il silenzio, o qualche mugugno insensato, fanno più rumore di una plateale protesta.

LA MORTE DEL VAR

L’Inter ieri ha subito un torto arbitrale vergognoso, dopo aver messo in campo voglia di fare e aver ripreso una partita che sembrava compromessa dopo soli 17 secondi. Nulla di nuovo, soprattutto per chi ha vissuto sulla propria pelle gli anni neri del calcio italiano, quando i campionati venivano decisi a tavolino in saloni eleganti. Tuttavia, fino a qualche tempo fa, era lecito dare il beneficio del dubbio a chi sbagliava con implacabile perseveranza. Oggi però, con l’avvento della tecnologia, le cose sarebbero dovute cambiare. 6/7 paia di occhi che guardano il medesimo episodio da moviola dovrebbero assicurare una certa obiettività di giudizio, soprattutto con l’ausilio di innumerevoli angolazioni di ripresa. Specie se l’errore è inequivocabile. E invece no.

Ieri abbiamo assistito alla morte del Var. Abisso ha deliberatamente ignorato ciò che tutti hanno visto, infischiandosene delle conseguenze. Si è auto proclamato giudice, giuria e boia. Ha commesso un errore imperdonabile, che la classe arbitrale dovrebbe punire in maniera esemplare.

LA FAMA TRASFORMA GLI ARBITRI IN PRIMEDONNE

Ciò che è successo a Firenze non si deve ripetere. L’Inter ha subito un vero e proprio furto, è stata defraudata di 2 punti che potrebbero risultare fatali nella corsa Champions. Per cosa poi? Per le manie di protagonismo di un arbitro in ascesa.

Le uniche spiegazioni plausibili per una cantonata simile sono tre, una meno piacevole dell’altra. Si è trattato o di incompetenza cronica, o di una sorta di codardia, per paura della piazza fiorentina, oppure di malafede. Non si scappa. Il problema, si spera, è l’eccessivo protagonismo di questi direttori di gara, incapaci di ammettere le proprie colpe, di tornare sui propri passi e revisionare una decisione evidentemente errata. Vogliosi di fama e delle luci della ribalta. Urge una mossa immediata, che limiti il potere assoluto dell’arbitro, perlomeno in casi come questo. Un’unica persona non può avere così tanta capacità decisionale, non con i mezzi a disposizione nel 2019.

PROSTITUZIONE INTELLETTUALE SENZA FINE

Ad ogni modo, questo episodio ha rimarcato ancora una volta la dilagante “prostituzione intellettuale” nel giornalismo italiano. Il caro Mou ci aveva visto lungo. L’Inter paradossalmente ha pagato, e paga tutt’ora, per Calciopoli. Non essere invischiati nella melma, rimanere onesti, è quasi una colpa nel nostro paese, dove scegliere la via più facile (e spesso meno legale) è visto come una normalità. La Stampa sta facendo pagare al club nerazzurro di aver macchiato l’idilliaca visione che avevano della Juventus, la Sposa d’Italia. Sempre bistrattati, messi all’angolo al primo passo falso, denigrati e derisi come nessun altro in Serie A. A chiunque gli errori sono perdonati, o addirittura nemmeno vengono segnalati. Per noi invece la gogna mediatica è sempre lì, in agguato.

Giornalisti di fama non aspettano altro che momenti come questo, affilano gli artigli perennemente, sempre proni a saltare alla giugulare del biscione. Che senso ha rimarcare l’episodio del rigore dell’andata, peraltro solare, come “giustificazione” di quello di ieri sera? Che io sappia il polpastrello fa parte della mano, il capezzolo sinistro non fa parte del braccio. Servono forse ripetizioni di anatomia?

E ancora, che senso ha minimizzare l’accaduto “Proteste imbarazzanti, tanto l’Inter ha poco da piangere, ha vinto uno scudetto arrivando terza, che se ne stia zitta”. Ma stiamo scherzando? Si tratta di una candid camera o invece si sta perdendo il lume della ragione? I giornalisti dovrebbero essere meno tifosi e più professionisti.

Questo non è fare informazione, è solo l’ennesimo passo avanti di una crociata insensata e interminabile. Solo in Italia si possono liberamente fare dichiarazioni del genere senza venire “lapidati” mediaticamente. È semplicemente vergognoso che nessuno abbia gridato allo scandalo in prima pagina, che non si parli di provvedimenti, di misure per evitare che qualcosa del genere succeda di nuovo ad altre società. Forse perché è già implicito che possa accadere solo quando ci sono in ballo le tanto odiate casacche nerazzurre?  Chi lo sa.

L’unica cosa certa è che la presa di posizione dai mezzi di informazione nei confronti dell’Inter, soprattutto nell’ultimo decennio, è qualcosa di ridicolo e imbarazzante. Soli contro tutti come sempre. E fieri di esserlo. Essere interisti è più bello, quando i nemici sono poca roba…

Fonte immagine in evidenza: Screen Youtube

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