EDITORIALE – Per quanto ancora volete lasciare gli attributi nel cassetto?

Inter che, contro la Lazio, ha fornito l’ennesima prestazione scialba, sciatta e deludente. Qualcosa a cui i tifosi nerazzurri ormai sono tristemente abbonati. Come il Natale, la neve, le tasse e la morte, la crisi nerazzurra dovuta ad una mancanza cronica di personalità è ineluttabile. Ma quanto sarà lecito andare avanti ancora a campare su dei rari lampi di questi pseudo giocatori? Quanto ancora potrà il tifoso nerazzurro ingoiare bocconi amari per colpa dell’indolenza di questi Paperoni svogliati e montati?

SENZA PALLE, SENZA AMOR PROPRIO, COME GUSCI VUOTI ALLA DERIVA

Questo è quello che traspare a chiunque, esperto di calcio o meno, dia un’occhiata alla storia recente nerazzurra. Possono cambiare i dirigenti, lo staff, gli allenatori e i giocatori. Ma rimane uno zoccolo duro di nullafacenza, un morbo che oscura tutto il poco di buono che si riesce a costruire con immensa fatica e speranza. Un cancro che pare incurabile e che rispunta fuori quando meno te lo aspetti, ogni qualvolta credi di averlo finalmente sconfitto. Come per tutte le campagne di Russia della storia, anche per l’Inter è il Generale Inverno il boia inclemente che decreta il nostro crollo.

Tutte le vuote parole sono sabbia, spazzate via dal vento dell’evidenza dell’ennesimo fallimento. Perché i segnali sono inquietantemente simili a quello che troppo spesso abbiamo visto e la storia, specie quella nerazzurra, ha la peculiare tendenza a ripetere le proprio pagine più nere. Il rischio è di inanellare una striscia negativa da cui difficilmente potrebbe vedersi un’uscita, soprattutto per la cronica mancanza di attributi e carattere della squadra.

Nessuno sembra avere il coraggio di prendersi responsabilità, di fare un mea culpa sincero, di urlare in faccia agli altri fantocci che gironzolano in campo. Ognuno pensa ai fatti suoi, ai propri grilli per la testa. Nessuno rema nella stessa direzione e, così facendo, si può solo andare alla deriva. Così è inevitabile puntare il dito, cercare e trovare un capro espiatorio.

SPALLETTI LASCIATO SOLO CON LE SUE COLPE

Che, come sempre è il tecnico. Spalletti ha numerose colpe, non ultima la testardaggine insita in ogni fibra del suo essere e un’altissima ed eccessiva fiducia nel proprio talento. Tuttavia, bisogna anche dare attenuanti a Luciano, abbandonato proprio da chi doveva fare la differenza. I suoi luogotenenti su tutti, Perisic e Nainggolan. I due simboli di come tutto i castelli di carte, tutti i progetti migliori, possano crollare per l’indolenza delle pedine di punta. Loro, che dovevano fare la differenza, la stanno facendo solamente in negativo, sia dal punto di vista tecnico che dell’ambiente.

Invece di migliorare le cose, hanno ingigantito le piccole crepe da sempre presenti, trasformandole in una frana ormai difficile da fermare. Un principio di cataclisma ormai in movimento, con il povero Luciano che prova a tenere insieme i cocci di una stagione verso il viale del fallimento.

Ormai è a gara a scendere dal carrozzone di Spalletti, una corsa spietata proprio di coloro che in agosto si proclamavano unica vera rivale della Juventus. Perché, stampa illusoria o meno, nessuno avrebbe pensato che saremmo arrivati a metà stagione con tanti passi indietro rispetto alle aspettative, dopo un mercato apparentemente ottimo.

ABBIATE ALMENO RISPETTO DI CHI VI AMA

Tutti devono guardarsi allo specchio e fare mea culpa per questo tracollo imprevedibile ma perfettamente evitabile. Perché se si finisce per fare sempre gli stessi errori, se non si impara mai dal passato, allora è giusto venir presi a sberloni e fallire i propri obiettivi. Senza il duro lavoro, i sogni non sono realizzabili. Questi principini viziati, questi tronfi signori nati con la camicia, non hanno mai imparato cosa significa faticare seriamente, non hanno mai versato una goccia di sudore, una lacrima, più del necessario. E si vede.

Non tengono conto dei sacrifici dei tifosi che li sostengono, che si sobbarcano spese non indifferenti per seguirli nelle trasferte, per andare alle partite casalinghe, per idolatrare elementi che tutto si meritano tranne la venerazione. L’amore incondizionato dei tifosi è stato fin troppo indulgente, ha perdonato troppe scappatelle, è stato fin troppo cieco. Sarebbe anche ora di dire basta, di mettere un freno all’abuso della pazienza di chi vi ama. Lippi, personaggio controverso e che mai ho amato, che in nerazzurro ha fatto probabilmente più danni della grandine, disse però una gran verità il giorno del suo addio all’Inter. La solfa non è cambiata molto da allora, sarebbe quindi forse davvero ora di chiudere la porta, spegnere la luce e far volare un paio di calcioni nel sedere…

Bisogna aver rispetto di chi ci ama incondizionatamente. O si rischia di perderli per sempre… I tifosi stringono i denti, ma a tutto c’è un limite.

 

Fonte immagine in evidenza: Fabrizio Andrea Bertani

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