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EDITORIALE – Dalla parte di Luciano

Dopo la sconfitta contro la Juventus di venerdì sera nel mirino di tutti ci è finito Luciano Spalletti per quel sciagurato cambio ad inizio ripresa tra Politano e Borja Valero. Critiche che ci stanno, per carità, ma chi chiede la testa del tecnico è ingeneroso per quello che ha fatto in questi 18 mesi alla guida dell’Inter.

In difesa di Spalletti

Allianz Stadium, minuto 58. Spalletti sostituisce Politano, fino a quel momento uno dei migliori in campo (se non il migliore addirittura per l’Inter) ed inserisce Borja Valero. Tutti, ma proprio tutti sono rimasti interdetti di fronte alla mossa di Spalletti. Cambio che poi si è rivelato deleterio per l’Inter, che non solo subisce il gol della vittoria di Mandzukic, ma non si rende più pericolosa dalle parti di Szczesny.

Per la seconda partita consecutiva contro la Juventus, Spalletti non è “fortunato”, mettiamola così, con i cambi. Nella sfida di aprile a San Siro (quella della famosa espulsione non data a Pjanic, per intenderci), con l’Inter in vantaggio toglie Icardi per mettere Santon, arretrando il baricentro e permettendo alla Juventus di avanzare. Il risultato lo ricorderete tutti ed è inutile tornare a quella partita. Il problema è che qualche mese più tardi ha ripetuto, nelle intenzioni, una mossa simile, con il medesimo risultato.

In questi giorni, giustamente, il tecnico di Certaldo è finito nel mirino delle critiche dei tifosi nerazzurri, che lo accusano di non saper legger bene le partite e di sbagliare i cambi. Critiche tutto sommato giuste, per carità. Ma forse fin troppo esagerate, soprattutto da parte di chi ne chiede l’esonero immediato. Ci sta, ha sbagliato quel cambio e ne ha sbagliati altri nel corso di questa stagione. Ma forse tanti hanno la memoria corta e non si ricordano che squadra ha preso in mano Spalletti solamente 18 mesi fa. Una rosa che veniva dalla disastrosa stagione iniziata targata De Boer-Pioli e con qualche intermezzo di Stefano Vecchi. Un campionato finito poi all’ottavo posto, fuori dalle coppe europee.

Non tutti forse si ricordano quella squadra, presa in mano da Spalletti 18 mesi fa e trascinata, dopo un’ottima prima parte di stagione, in quella Champions League tanto sognata ed inseguita per 8 lunghi anni. Ha portato una squadra, quello dello scorso anno ridotta all’osso, nella miglior posizione possibile. E anche quest’anno è in piena linea con gli obiettivi stagionali. Al terzo posto in classifica e in piena lotta per la qualificazione agli ottavi di Champions League dopo che l’Inter era stata inserita in un girone di ferro in cui tutti, al momento della stagione la davano per spacciata. Sta commettendo degli errori, Spalletti. Questo è vero e non lo si può negare. Nessuno è infallibile e questo è un altro dato certo. Ma non bisogna mai dimenticare da dove si veniva. Piano piano la distanza dalle prime della classe si accorcia, anche se in questo momento i 14 punti dalla Juventus non lo dimostrano (ma i bianconeri francamente fanno un altro sport): nella sfida di venerdì dell’Allianz Stadium, però, i nerazzurri per una buona ora hanno disputato una grande partita, tenendo testa ad una delle migliori squadre in Europa. Si sta affrontando un percorso di crescita, che si spera nel più breve tempo possibile possa permettere di giocarsela a viso aperto anche con le migliori formazioni in Italia.

Ma l’Inter è lì, grazie soprattutto a quell’uomo in panchina. Che forse non sarà il più vincente degli allenatori, ma è sicuramente quello giusto per ripartire, per ricostruire una squadra che un anno e mezzo fa era demolita. Poi quando gli obiettivi saranno altri e più prestigiosi, magari si potrà puntare ad avere anche un altro tipo di allenatore (qualcuno ha detto Simeone?), ma per il momento Spalletti è senza dubbio il tecnico migliore per questo momento storico che sta attraversando l’Inter, nonostante questa affermazione vada in controtendenza rispetto all’attuale sentimento che il popolo interista ha nei confronti dell’allenatore toscano.

Fonte foto: screen partita

This post was last modified on 10 Dicembre 2018 - 00:04

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Published by
Roberto Bernocchi