L’ALBA DEL GIORNO DOPO – Specchio rotto e benedetta sosta

Giornata da dimenticare per l’Inter, uscita malconcia dal 4-1 dell’Atalanta a Bergamo. Nerazzurri davvero in partita per pochi istanti ma surclassati dall’energia e la vivacità della banda Gasperini. Una sconfitta che arriva come fulmine a ciel sereno per i tanti risultati positivi visti in campionato ma che, dalle parti di Appiano, sembrava preventivata.

LA GIORNATA DELL’INTER

Che lo stadio Atleti Azzurri d’Italia fosse un campo difficile lo sapevamo sia noi sia soprattutto i giocatori. Con il terreno di gioco reso ancor più pesante dalla tanta pioggia, poi, i piani dell’Inter si sono complicati ed il veleno di Gasperini si è fatto davvero letale. Tra concentrazione ed intensità, oltre ogni alibi, ai nerazzurri va ogni possibile demerito: capaci di restare in partita solo pochi istanti dopo il penalty dell’argentino, il risultato finale rappresenta a pieno la partita vista a Bergamo. Primo tempo che sta strettissimo ai padroni di casa, arresi ad un Handanovic in versione super e alla Dea (bendata, s’intende) che ha dato più di una mano alla truppa Spalletti. Da mano a mano, con il calcio di rigore trasformato da Icardi: cambia il punteggio, non l’atteggiamento, e addio tre punti.

FINALMENTE LA SOSTA

Sono stati giorni di fuoco per l’Inter, in campo per due volte contro il Barcellona ed uscita con sei punti dalla trasferta di Roma contro la Lazio e soprattutto dal derby. La gara casalinga contro il Genoa sembrava aver certificato la maturità tecnica e mentale di una squadra che, sette giorni dopo, è riuscita comunque a sgretolarsi. Immaginiamo quante urla rivolgerà Spalletti ai suoi, rivedendo in queste due settimane più volte gli incubi di Ilicic e compagni. Il centrocampo a 3 dà meno garanzie rispetto al 4-2-3-1 soprattutto per gli esterni d’attacco, qualche metro più in là tanto quanto basta per rovesciare l’equilibrio. E tra i nervi di Brozovic e la partita disastrosa degli esterni di difesa, il gioco è fatto è servito all’Atalanta. Sosta e batosta, entrambe al momento giusto, entrambe per fermarsi a riflettere sulla propria dimensione di squadra, ancora a caccia del proprio posto nel mondo.

PROBLEMI DI SPECCHIO

A quasi un anno esatto dall’altro 5-0 nerazzurro, quello rifilato al Chievo a San Siro, il copione si ripete. Vittoria schiacciante, entusiasmo generale e crack che scioglie tutte le certezze. E lo stesso Spalletti ha ammesso il problema di tutto il mondo Inter, già presente prima del suo arrivo. La tendenza a specchiarsi sempre e comunque dopo aver raccolto gli applausi e, da essa, una minore predisposizione al sacrificio che lascia intendere che per i nerazzurri tutto sia dovuto. Con questo atteggiamento, è risaputo, non si va lontano, ed anche il mister lo sa bene. D’altronde l’ammissione è arrivata direttamente da lui, la persona che meglio conosce i suoi ragazzi. Grida e riflessioni sugli errori, quelli dei suoi ragazzi ma anche e soprattutto i suoi: saranno quindici giorni lunghissimi per chi resterà ad Appiano e per chi, al ritorno dagli impegni con la propria Nazionale, si spera tornerà a sudare la maglia nerazzurra.

 

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