Champions League, Inter e il girone infernale: l’analisi

Era dall’edizione 2011-2012 che il bigliettino con la scritta “Internazionale F.C.” non faceva capolino dalle mani di qualche vecchia gloria del calcio. Ieri sera, al gran galà di Montecarlo, ci ha pensato un ex-rivale di tanti derby, Ricardo Kaka, ed un ex-Inter mai troppo ricordato, Diego Forlan, a regalare un girone infernale: Barcellona, Tottenham e PSV saranno le tre eurorivali della squadra di Spalletti. Un girone che promette fuoco e fiamme, giocate spumeggianti e partite dove si dovrà gettare il cuore oltre l’ostacolo. Non si parte da sconfitti, questo è ovvio, ma il girone è pronto a riservare più di qualche insidia.

BARCELLONA, MESSI E IL FATTORE CAMP NOU

La prima fascia era colma di grandi squadre: tutte papabili vincitrici ad eccezione della Lokomotiv Mosca. Il Barcellona non starà di certo a guardare per il quarto anno di fila i nemici in bianco alzare la coppa, si sono mossi in maniera sapiente sul mercato: hanno speso tanto per rifare un centrocampo orfano di Iniesta, soffiando Vidal all’Inter e trattenendo Rakitic; la difesa ha subito un restyling con l’arrivo dell’ex Siviglia Lenglet. Poi la musica è rimasta uguale: Messi, Suarez, Pique e Coutinho, un attacco devastante e la bolgia del Camp Nou che farà da amplificatore. Nel 2010 Mourinho strappò il pass per la finale, e in Catalogna hanno ancora il dente avvelenato. Durante gli anni hanno perso il polmone di Puyol, il cervello di Xavi e la fantasia dell’illusionista Iniesta; il nuovo capitano è Messi: sarà in grado di gestire la pressione e le critiche post-mondiale?

TOTTENHAM, L’URAGANO E UNA DIFESA ACERBA

Kane e Icardi. Icardi e Kane. Quanti parallelismi, quante similitudini: entrambi classe 1993, entrambi numero 9, entrambi scartati da grandi scuole come Barcellona ed Arsenal ed entrambi capitani di due popoli. Quello nerazzurro e quello bianco di Londra. Ma il Tottenham di Pochettino non è solo Harry Kane: l’allenatore argentino ha mille assi nella propria manica. Aspettando la vicenda legata a Son-Heung-Min, la squadra del patron Levy è stata l’unica a non chiudere operazioni nè in entrata nè in uscita. Sono stati respinti gli assalti per Eriksen e per lo stesso Kane, possono contare sui muscoli di Wanyama e le geometrie di Dele. L’unico neo è probabilmente la difesa: lo scorso anno Dybala e Higuain, non certo nella loro miglior serata, hanno mostrato al mondo le enormi falle nella retroguardia condotta da Vertonghen ed Alderweireld; Trippier e Rose sono ottimi terzini di spinta ma in fase difensiva peccano di leggerezza e tendono a sopravvalutare la loro prestanza fisica. La qualificazione si deciderà nel doppio scontro, prestando sempre attenzione alla squadra di Eindhoven.

IL CARTELLO OLANDESE: LA COLONIA MESSICANA

Ad Eindhoven, città olandese dominata dal colosso della tecnologia Philips, sono circa due o tre anni che ormai si parla ispanico. Anzi, si parla messicano. Il mercato ha portato pesanti addii come quelli del colombiano Arias, direzione Atletico Madrid, e Joshua Brenet acquistato dall’Hoffenheim di Nagelsmann. Il playoff contro il BATE sono stati una formalità come i 9 punti in 3 partite in Eredivisie contro Utrecht, Zwolle ed il modesto Fortuna Sittard. La formazione di Cocu ha in Lozano il suo talento più puro; capocannoniere nell’ultimo torneo olandese e mattatore della sfida mondiale contro la Germania, il messicano ha portato in dote un altro Tricolor: il centrocampista ex Pachuca Erik Gutierrez. La difesa annovera tra le sue fila un ex-nerazzurro: Trent Sainsbury, centrale arrivato nel gennaio 2016 per completare il pacchetto difensivo. Il PSV e l’Inter saranno le mine vaganti: Barcellona e Tottenham sono avvisate.

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