Brozovic, dalla doppietta al Benevento al tracollo

Marcelo Brozovic ha disputato contro il Benevento la sua miglior partita stagionale. Da quella doppietta dell’andata e dall’illusione dell’Inter di aver trovato il trequartista di classe è iniziata una discesa che ha portato il croato agli ironici applausi contro il suo pubblico nell’ultima gara interna.

Brozovic, il girone di ritorno è infernale

La Gazzetta dello Sport ripropone l’ascesa di Marcelo Brozovic. Giusto un girone fa faceva capolino la versione Epic di Brozo, quella che con una doppietta stendeva il Benevento al Vigorito. Una versione che con il tempo si è sbiadita fino a diventare l’icona della negligenza con gli applausi rifilati da Marcelo al pubblico del Meazza in occasione della sostituzione durante la partita contro il Bologna. Il croato è tornato così in quel limbo fatto più di scuri che di chiari in cui i contorni che separano il ragazzo timido e introverso da quello indisciplinato e sfrontato si fanno confusi.

Qual è il vero Marcelo? E soprattutto, qual è il vero Marcelo in campo? Quest’anno Luciano Spalletti lo
ha inserito tra i titolari 10 volte su 25 giornate concedendogli in tutto 19 gettoni di presenza.
In quella posizione, da trequartista del 4-2-3-1, può garantire giocate e movimenti che nessun altro calciatore di questa rosa può. Eppure in quella posizione Brozovic ha giocato pochi minuti complessivamente per quel suo modo di affrontare le partite — in momenti più o meno prolungati — facendo «un giro troppo largo, più del dovuto». Insomma, a metà campo serve più incisività specie
quando il pallone lo tiene l’avversario. L’evaporazione, a cui va incontro troppo spesso, lo ha penalizzato.

In questi mesi, da quella doppietta di Benevento (1° ottobre 2017) a oggi sono successe (e stanno succedendo) molte cose. Marcelo sta crescendo da padre di Aurora, un percorso che dovrebbe maturare
un uomo. Nel pieno del periodo negativo dell’Inter però i suoi gesti tecnici (assist contro la Roma, il Crotone e il Bologna) sono passati sotto traccia e cancellati con una grattata di gomma da quegli applausi
rivolti al pubblico del Meazza.
Il quale, nonostante il cross per Eder (gol dell’1-0), non gli ha perdonato un andamento scanzonato durante il resto della partita. Quando Spalletti lo ha richiamato in panchina, ha voluto far sapere a tutti di non apprezzare i fischi applaudendo in maniera ironica i propri tifosi. Spalletti ha spiegato giorni
dopo che già nello spogliatoio si era pentito del gesto. E la società, che gli aveva comunicato il proprio disappunto per quella scelta, aveva poi apprezzato molto il tentativo di riallacciare i rapporti con il popolo nerazzurro attraverso instagram. Quelle foto di Aurora vestita con la maglia interista postate proprio nel giorno di San Valentino avevano un valore doppio per Marcelo, poco incline ad atteggiamenti «piacevolmente interessati» sui social.

A livello tecnico, non ci sono più margini di errore per lui. L’arrivo di Rafinha lo costringe a lavorare più sodo per guadagnarsi minuti in campo. Perché in quella posizione la soluzione Borja Valero è sempre valida nella testa di Spalletti. Brozo, dopo esserstato multato per gli applausi ed
essersi «autoescluso» dai titolari della trasferta di Genova, deve iniziare a dare segnali concreti di «connettività». Non solo per aiutare l’Inter a raggiungere la Champions. Ma anche per
tenersi stretta la maglia della Croazia nel prossimo Mondiale. Dare per scontato qualcosa, sarebbe un errore Epic.

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