Guarin: “Milano è casa mia, voglio tornare all’Inter! In passato ho parlato con Ausilio ma…”

Il passato non si dimentica. Anzi, c’è la speranza che possa tornare in futuro. L’ex centrocampista nerazzurro Fredy Guarin, attraverso le pagine della Gazzetta dello Sport, lancia un accorato appello: “L’Inter è la mia famiglia, riportatemi a casa. I soldi non sono un problema, pur di tornare accetterei anche un quinto dello stipendio attuale (guadagna circa 10 milioni di euro, ndr). L’anno scorso ne parlai con Ausilio, ma le condizioni economiche lo impedirono”.

L’INTERVISTA DI GUARIN

Ad altri, però, la Cina non piace.
“Si esagera. Personalmente, sta andando bene. Ho due anni di contratto, ci siamo qualificati per la Champions asiatica e abbiamo conquistato la Coppa di Cina. Mi mancano l’Italia e l’Inter, ma non mi pento della scelta”.

Intanto a Milano fanno fatica…
“Sono deluso dagli ultimi risultati, come tutti i tifosi. Ma resto fiducioso per la Champions, questo può essere l’anno della svolta. La squadra è forte e meriterebbe questo traguardo”.

Cosa non andò nella sua Inter?
“Tanti cambiamenti, i risultati furono una conseguenza. La solidità societaria è fondamentale. Ci chiedevamo chi sarebbe arrivato e come sarebbe stato, ma Suning è una certezza”.

«L’unico merito di Thohir»: in tanti lo pensano.
“Aveva tanti impegni extra-calcio, ma lo ringrazio: mi ha fatto sentire importante in ogni modo trattandomi come la star della squadra. Fu lui a propormi il rinnovo dopo la trattativa saltata con la Juventus”.

E che trattativa…
“A chi lo dice! Volevo restare, fu Mazzarri a spingere per arrivare a Vucinic. La Juve mi voleva già quando arrivai in Italia, ma avevo fatto la mia scelta. Durante quel gennaio mi consideravano un traditore, ma se l’allenatore ti dice chiaramente di andare via inevitabile fare valutazioni differenti”.

Moratti ci mise una “pezza”.
“Un padre per me, decisivo per la mia permanenza insieme a Zanetti e Cordoba. Ma non posso dimenticare i ragazzi della Curva e la loro manifestazione d’affetto per convincere la società a trattenermi”.

L’addio fu posticipato di due anni esatti.
“Per il Financial Fair Play. In dirigenza furono chiari: “Tu e Icardi siete gli unici con un valore economico importante, abbiamo bisogno di denaro”. Nessuno mi obbligò, ovvio, ma la mia cessione fu importante per le casse. Fu l’unico aspetto positivo della mia partenza”.

Mancini cercò di trattenerla.
“Un vincente. Grandissimo allenatore e un mio caro amico”.

Tornerebbe?
“Subito, è il mio più grande desiderio. I soldi non mi interessano, accetterei di guadagnare molto meno. Ne parlammo già l’estate scorsa: c’era De Boer e parecchia confusione, ma volevo tornare a tutti i costi. Purtroppo la situazione economica di quel momento lo impedì”.

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