Juventus – Inter 9 a 1, una farsa assurda che grida ancora vendetta

Juventus – Inter non è mai stata una partita normale, come è giusto che sia. Due società rivali fin nel midollo, un astio che risale agli albori del calcio italiano. Tuttavia, nel 1961, questa gara visse una delle pagine più tristi del calcio italiano, un fallimento dello sport in generale: la storica Juventus – Inter (Primavera) 9 a 1.

LA PARTITA DELLA VERGOGNA

Juventus – Inter è una gara che fa risalire un brivido lungo la schiena di ogni appassionato di calcio. Sono poche al mondo le sfide con un retaggio simile, con un tale seguito ed una storia così gloriosa. Tuttavia, in mezzo a tanta gloria, c’è stato spazio anche per l’infamia, per il decadimento di ogni morale, sportiva e non. No, non si tratta del tristemente famoso 1998, ma di un fatto di molto precedente.

Siamo nel 1961. L’Inter del primo, grande, Moratti, Angelo, ha iniziato ad ingranare, sotto la guida di un Mago venuto da Barcellona, Helenio Herrera. Dopo numerosissimi cambi di allenatori, il patron nerazzurro ha deciso di pescare, coprendolo d’oro, il meglio che il calcio europeo potesse offrire in fatto di tecnici. HH parte forte e si guadagna il titolo di campione d’inverno in scioltezza. Nel girone di ritorno però, complici forse le spossanti nuove metodologie d’allenamento dell’istrionico argentino, i nerazzurri hanno una pesante flessione e vengono superati dalla Juventus. A Torino, c’è lo scontro decisivo: l’Inter con una vittoria può riaprire i giochi.

La gara è molto sentita, evidentemente anche troppo però. Lo stadio infatti è stracolmo, la gente deborda dagli spalti, finendo a bordo campo o addirittura sulle panchine delle squadre. Pur senza episodi di violenza, l’arbitro Gambarotta decide di sospendere la partita, assicurando il capitano nerazzurro, Picchi, che nel suo referto avrebbe specificato la situazione. Contro un avversario normale infatti, tale partita sarebbe stata assegnata per 2 a 0 alla formazione ospite, cioè l’Inter.

DUE PESI E DUE MISURE, COME DI CONSUETO

Ma la Juventus, come è sempre stato, non è una squadra normale: è la “Sposa d’Italia”. E per lei valgono regole differenti. La Lega, giustamente, emette una prima sentenza in cui assegna la vittoria all’Inter, che dunque si ritroverebbe a pari merito con i bianconeri. Tuttavia, casualmente, alla vigilia dell’ultima e decisiva giornata di campionato, la CAF, presidiata da tale esimio dottor Volpe, dirigente juventino, ribalta il verdetto, decidendo che la partita andrà rigiocata. Curioso come il presidente della Federcalcio e della Juventus siano la stessa persona, Umberto Agnelli.

Scornati dalla notizia appena prima della trasferta di Catania, i ragazzi di Herrera scendono in campo con il morale sotto i piedi e perdono 2 a 0, regalando di fatto il campionato alla Juventus. Il match “rubato”, perché è inutile essere politicamente corretti e usare altri termini, deve comunque essere rigiocato. Ma, dimostrando di avere una qualità di cui ALTRI difettano, la dignità, i dirigenti ed il tecnico nerazzurri decidono per una eclatante forma di protesta: mandare in campo la primavera.

La farsa ora è completa, la vergogna è servita e la Juve può festeggiare lo Scudetto torellando la Primavera dell’Inter. Quanta gloria, quanto onore nel fare 9 goal a dei ragazzini che vanno ancora alle superiori. Quanta augusta maestà in Sivori che, pur di vincere il titolo di capocannoniere, decide di umiliare dei poveri ragazzini siglando 6 reti. Una delle pagine più tristi e vergognose della storia del calcio mondiale. Un esempio triste e lampante del tanto rinomato “stile Juve“.

A far ancora più ribrezzo in questa vicenda è l’epilogo dell’anno successivo. Inter e Milan si battono per lo scudetto e ai rossoneri succede il medesimo episodio dei cugini. Tuttavia la Federcalcio, con il benestare del magnanimo Agnelli, decide di dare a tavolino la gara al Milan, che peraltro stava perdendo. Nessun remake e i rossoneri veleggiano così dolcemente verso il tricolore, ai danni ancora una volta, stranamente, dei nerazzurri. L’ennesima riprova di una disparità di trattamento e giustizia aberrante, qualcosa che solo in Italia si è potuto tollerare per più di un secolo, fino al 2006.

MODI DIFFERENTI DI VINCERE

Quel 9 a 1 grida ancora vendetta, più per le modalità dell’accaduto che per il risultato sportivo, a dire la verità piuttosto imbarazzante. Eppure ancora oggi in molti celebrano quella partita da record. Ma si sa, in alcune mele marce prospera il culto della vergogna. Non dimenticate tifosi nerazzurri, perché questa pagine di storia vanno conservate. L’Inter si è ricoperta di gloria sul campo, qualcun altro invece si è ricoperto di gloria falsando un campionato e umiliando dei ragazzini. Vincere vale doppio se l’avversario è di una certa… bassezza.

Fonte foto: screen youtube

 

Impostazioni privacy