Osvaldo: “Icardi è un top player. Con Mancini finì male perché…”

Osvaldo, ex attaccante nerazzurro e oggi rockstar, è tornato a parlare della sua vecchia passione, il calcio. L’argentino ha parlato ai microfoni della Gazzetta dello Sport, spiegando la sua scelta di lasciare il calcio per la musica e tornando anche sulla sua breve esperienza all’Inter.

IL CALCIO NON ERA IL MIO MONDO, ORA HO LA MUSICA

Osvaldo, nel bene e nel male, ha sempre fatto parlare molto di sé. L’argentino, oggi frontman di un gruppo rock, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport.

“Mi avevano offerto moltissimi soldi dalla Cina, ma il calcio non era più il mio mondo, mi era estraneo. Ormai lo vedevo solo come un business senza passione che iniziavo a odiare. Ora nella mia vita c‘è la musica. Con Sergio, Taissen, Julen e Agustin abbiamo fondato i Barrio Viejo. Vorrei ci ascoltassero per il nostro valore come artisti, non per il mio nome di calciatore”.

“Nonostante il ritiro qualcuno si è fatto vivo ancora. Nel 2016 mi ha chiamato Sampaoli, all’epoca al Siviglia. Mi disse che avrei potuto avere totale carta bianca in campo e fuori, ma che lui aveva disperatamente bisogno di una punta centrale. Ma io rifiutai e lui mi capì, c’era il Cosquín Rock in corso”. 

IN ITALIA SIETE BRAVI A DARE ETICHETTE A TUTTI

“Io non mi allenavo bene? Cazzate. Mi sono sempre allenato al top, parlavano solo perché ero stravagante. Al 90’ per me finiva tutto e non ero un Ronaldo che faceva palestra a casa. Ma cosa vuol dire? Avevo altri interessi, pagai anche questo. Poi non posso essere definito un santo, non esageriamo. Ero un ribelle che ha commesso degli errori, ma in campo ero il migliore. Poi la sera uscivo, cose normali. Purtroppo da voi esistono le etichette per tutti, per ogni cosa”.

DIEDI UN PUGNO A MANCINI, FUI CACCIATO GIUSTAMENTE

Osvaldo poi ha proseguito parlando della burrascosa fine della sua avventura interista: “Diedi un pugno a Mancini dopo la gara con la Juventus. Persi completamente la ragione. Fui cacciato e lo capisco, non poteva fare altrimenti o avrebbe perso autorità vero il resto dello spogliatoio. Il giorno dopo andai nel suo ufficio piangendo, mi vergognavo di ciò che avevo fatto, ma ormai era tardi. Lo ammiro, è un grande, ha un carattere forte, lo dimostrò anche in quella occasione”.

“L’episodio nacque per un mio litigio con Icardi in campo per un passaggio mancato. Ma non era niente di grave, sono cose che succedono fra compagni, specie in partite così sentite. Mauro è fortissimo, spero possa segnare anche in nazionale. Contano solo i gol, non la sua vita privata, specie per il bene dell’Argentina“.

Osvaldo ha poi concluso: “Sono cresciuto in fretta, padre da giovanissimo. Oggi, invece, sono un uomo maturo e più presente per i miei figli. Quando mi vedono impazziscono. “Cosa direi a un bimbo di 6 anni con il pallone tra i piedi? Divertiti ed evita lo sporco che c’è attorno. In fondo il calcio è un gioco e andrebbe vissuto come tale”.

 

Fonte immagine in evidenza: Screen Youtube

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