L’ALBA DEL GIORNO DOPO – Bologna-Inter, l’importanza di non essere disfattisti

Amaro in bocca per i nerazzurri dopo il pareggio rimediato al Dall’Ara ieri sera. Ma, parliamoci fin da subito chiaro, per come si era messa la partita è tutto oro che cola.

BOLOGNA – INTER, ESSERE REALISTI E NON DISFATTISTI

Danilo d’Ambrosio, quando dice che dobbiamo ragionare da Inter e, quindi, considerare i 2 punti di ieri come un’occasione persa, dice bene. Su questo non ci piove. Danilo, però, deve anche confrontarsi con la realtà dei fatti: a Bologna, senza dimenticare Crotone, la prestazione non è stata sufficiente. Se allo “Scida” il risultato aveva coperto in parte le falle nell’atteggiamento nerazzurro, ieri il solo punto guadagnato non basta. Il Bologna ha dominato gli uomini di Spalletti, attaccando alto tra le linea tra difesa e centrocampo, impedendo l’impostazione della manovra da dietro, dicktat spallettiano.

Per poter vincere le partite, prima bisogna giocarle, e ieri l’Inter non è riuscita in questo. Ma sia chiaro, non è un pareggio a Bologna che può o deve far scattare allarmismi o disfattismi esagerati. Come non eravamo da Scudetto dopo 4 vittorie consecutive, di certo non siamo da retrocessione dopo questo pari.
Bologna è un campo dove lo stesso Napoli, squadra maggiormente rodata, pretendente al titolo, prima di poterla sbloccare ci ha messo quasi 80’.

Bisogna, quindi, semplicemente essere realisti. Sapere che non siamo a livello delle grandi italiane. Non abbiamo le capacità, attualmente, di poter riaprire partite sotto di 2 gol o giocando solo 10 minuti su 90’, come è capitato a Napoli o alla Juventus. Dobbiamo ricordarci da dove si parte quest’anno, perché leggendo in giro nel web, tra tifosi e tifopinionisti, l’Inter quest’anno le doveva vincere tutte. La stessa Inter che lo scorso anno ha perso a Crotone, a Verona, a Genova e non stiamo ad elencarle tutte, e soprattutto non stiamo a ricordarci l’atteggiamento della squadra (rimasta pressoché la stessa, tolti quei 2-3 acquisti entrati nel giro sei titolari).

Sebbene in proporzioni minori, anche noi nerazzurri siamo un cantiere aperto come il Milan, ed è per questo che bisogna avere pazienza. Essere consci che si partiva da un 7º posto a chiusura di una stagione disastrosa tra società, squadra e risultati.

Queste non son né giustificazioni né attenuanti: sono il punto di partenza da cui è partito Spalletti. A lui, ricordiamoci, non gli si chiede il miracolo. Gli si chiede di ridare dignità ad una maglia che da 7 anni viene bistrattata a destra e a manca, gli si chiede, anche di riportarci tra le grandi d’Europa. Ma questo secondo punto può e deve essere solo una conseguenza del primo.
Se, in queste 4 partite il gioco non ha entusiasmato, quello che bisogna trarre di positivo è un atteggiamento di squadra, di gruppo, che non si era mai visto l’anno scorso, nemmeno nel filotto di vittorie di Stefano Pioli.

IN VISTA DI INTER – GENOA, COSA BISOGNA ASPETTARSI

Se, da questo punto di vista il pareggio a Bologna può esser considerato tutto sommato positivo, contro il Genoa domenica bisogna ripartire subito con un atteggiamento differente. Spalletti è stato chiaro: bisogna sbattersi.

Questi giorni devono servire alla squadra per ritrovare la brillantezza fisica che è mancata in queste 2 trasferte. Un cambio, però, si deve vedere anche negli interpreti: Joao Mario sta dimostrando di non poter giocare da trequartista spallettiano. Se contro la Spal aveva convinto in parte, sia ieri che a Crotone 2 grosse palle gol perse per lui, oltre ad una serie di movimenti avulsi dal gioco. Candreva ieri ha avuto una percentuale al cross imbarazzante per un giocatore come lui (circa 10%). Con Eder che scalpita, vederlo in campo domenica non è una possibilità così remota (al posto di Joao Mario o dello stesso Candreva, con Joao Mario spostato sulla fascia).

Quello che non deve mancare, senza dubbio, è l’entusiasmo e presenza del “Meazza”, valore aggiunto nelle prime 2 gare casalinghe.

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