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Mancini-Inter, una storia ricominciata male e che può finire peggio: giusto andare avanti insieme?

L’arrivo di Mancini dopo un anno e mezzo di Mazzarri, sembrava poter dare la scossa in casa Inter dopo anni di magra.

Il solo fatto di avere un certo appeal per far arrivare giocatori di caratura internazionale come Podolski e Shaqiri, sembrava potesse fare la differenza. Metteteci poi che si trattava dell’allenatore che, alcuni anni prima, aveva riportato Moratti e l’Inter a risollevare la coppa di Campioni d’Italia, e che successivamente aveva sconfitto un certo Alex Ferguson e il Manchester United nella corsa per il titolo in Inghilterra..

Dopo i primi 6 mesi disastrosi, si pensava che fosse necessario resettare: “Quella squadra è stata costruita da Mazzarri, non da Mancini“, dicevano i più. Così il tecnico di Jesi, in seguito, ha avuto il tempo di realizzare un programma di preparazione estivo per la squadra e di pianificare il mercato, con l’arrivo di ben 10 giocatori. Il primo scorcio di stagione è fantastico: i numeri danno ragione al Mancio, visto che a Natale i nerazzurri sono primi in classifica.

Ma uno sguardo attento non avrà potuto non notare che una squadra senza gioco che vince tutte quelle partita avrà avuto, oltre che una compattezza formidabile, anche un po’ di fortuna (che di solito è un elemento che accompagna sempre i vincitori). La cosa pazzesca è che, venuta meno la sorte, la squadra si è disunita. Tutta l’allegria delle cene pre-natalizie scompare, e i risultati ne risentono. L’Inter non è mai stata veramente unita, si andava avanti sulla scia dei risultati positivi, ma alle prime difficoltà tutto il lavoro fatto è andato perduto. Ed è impensabile che, in questa situazione, non abbia delle responsabilità proprio Mancini.

Critiche aperte a singoli giocatori nelle interviste, formazioni mai uguali che non hanno permesso di trovare stabilità, eccessive lamentele dopo i match che tanto ricordano il suo predecessore. Dopo più di un anno sulla panchina nerazzurra, Mancini sta fallendo su tutta la linea, con il terzo posto che ora è distante 5 punti. Certo, non una distanza incolmabile, ma la Roma e la Fiorentina vanno fortissime, e il Milan incombe a -1. 

Non serve soltanto comprare giocatori e venderne altri, come in scambi di figurine: serve dare coesione all’ambiente e sicurezza ad un gruppo giovane. Sicuramente viene più facile gestire un ambiente quando in squadra hai Ibrahimovic, Zanetti, Julio Cesar e Maicon, oppure se hai David Silva, Aguero, Dzeko e Kompany. Mancini deve dimostrare di poter far crescere un gruppo che ha bisogno di maturare,  cosa ben diversa dal far rendere al meglio un gruppo di campioni, che, per carità, non è comunque un lavoro così facile come può sembrare.

Basta mettere in discussione solo la squadra, si metta in discussione Mancini, che deve dimostrare di essere da Inter, quella squadra che lui continua a definire una delle più importanti del mondo, ma che sotto la sua guida sta miseramente fallendo il tentativo di tornare ai posti e alle dimensioni che le competono. Altrimenti le sue colpe saranno ancor più gravi di chi falliva con giocatori che non voluti e non all’altezza, con una squadra realizzata alla buona.

Un fallimento di questa misura, come potrebbe essere giustificato? Semplicemente non può. Perciò se la squadra non è unita, se i risultati non arrivano, si inizi a pensare all’eventualità di cambiare allenatore, perché il Mancio, forse, non è da Inter, non più.
Federico Spinelli

This post was last modified on 1 Marzo 2016 - 10:56

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