Pozzo colpito dal “progetto” Strama: l’accordo con l’Udinese è a un passo

Andrea Stramaccioni è pronto a tornare in panchina. Stando agli ultimi sviluppi è ormai quasi certo che il tecnico toscano ritroverà la serie A esatta­mente là dove l’aveva lasciata: maggio 2013, Inter-­Udinese 2-­5. Un anno dopo, deve solo cambiare panchina: ieri matti­na – rivela La Gazzetta dello Sport – ha avuto un lungo incontro (circa quattro ore) con Gino Pozzo, e la chiacchierata è risul­tata assai positiva. Il figlio del proprietario della squadra friu­lana è rimasto ben impressiona­to dalle idee, dall’entusiasmo e anche dalla convinzione mani­festati dall’ex allenatore dell’In­ter dinanzi alla prospettiva di ricominciare a lavorare con un progetto impostato su giovani da lanciare e valorizzare.

L’Udinese ha re­gistrato con piacere questa di­sponibilità che si estende pure a eventuali modifiche tattiche rispetto al sistema-­Guidolin che era basato inizialmente so­ lo sul 3­-5-­1-­1. Discorsi da ap­profondire prima della firma, chiaro. Il sì sembra comunque a un passo, le parti si ritroveranno una volta risolta la que­stione contrattuale. Strama, le­gato all’Inter fino al giugno 2015 aveva già avviato per con­to proprio i contatti per lo scio­glimento consensuale del vincolo. Si tratta sulla liquidazio­ne-­buonuscita, in ballo c’è un po’ più di un milione netto (quindi poco più di 2 lordi), cioè l’ultimo anno di contratto. Di solito ci si va reciprocamen­te incontro, visto che lo stipen­dio dell’Udinese non può rag­giungere nemmeno la metà di quello accordato dall’Inter di Moratti. Andrea Stramaccioni ci rimetterà di sicuro sul piano economico. Ma alla sua età è una rinuncia indispensabileper riavviare in un club serio e competitivo una carriera trau­maticamente interrottasi con l’esonero al termine di una stagione cominciata benissi­mo (vittorie nel derby e sul campo della Juventus, dieci di fila in trasferta), e conclusasi malissimo col record negativo di 16 sconfitte e un deprimen­te nono posto, peggior risulta­to dell’era Moratti. Dati che in­ dussero il petroliere a chiude­re anzitempo il programma triennale impostato sulla pro­mozione in prima squadra dell’allenatore della Primave­ra capace di vincere la NextGen Series dopo averne presi sette dal Tottenham…

Era parsa una mossa azzarda­ta, e invece Moratti questo Stramaccioni se l’era andato a studiare piazzandosi dietro la panchina per ascoltare cosa diceva ai suoi ragazzi. Strama era approdato all’Inter per so­stituire Fulvio Pea, su iniziativa del responsabile del settore giovanile, Roberto Samaden, suo compagno al Supercorso di Coverciano per il patentino di seconda categoria. Nell’am­biente del calcio giovanile non erano di certo sfuggiti i succes­si ottenuti a Roma da questo bel giovanottone di buona fa­miglia (madre professoressa di latino, padre architetto), ex di­fensore, costretto da un rovino­so infortunio al ginocchio a chiudere a soli 18 anni col cal­cio giocato nonostante Ulivieri lo avesse già adocchiato nel Bologna.

Fu il procura­tore Dario Canovi a suggerire a quel ragazzo moralmente di­strutto dalla sentenza dei medici («Non puoi più giocare») di pensare alla panchina come alterna­tiva alla sua passione così bru­talmente negata. E il nostro An­drea, dopo aver superato i giorni della disperazione, si gettò ani­ma e corpo nella nuova attività. Chi lo ha visto al lavoro è rima­sto colpito dalla maniacale cura dei dettagli; da come informava i suoi Allievi circa le caratteristi­che degli avversari; dalla mania di ottenere le misure dei cam­petti su cui avrebbe giocato per poter occupare al centimetro le varie posizioni. Persino la tesi di laurea (diritto Commerciale) ha avuto per oggetto le società sportive. La sua insomma è pro­prio una passione grande. E Udi­ne è la casa ideale dove ripren­dere questa love story.

 

Fonte: La Gazzetta dello Sport

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