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Sampdoria-Inter non è stata una bella partita. Diffidate dai telecronisti che tentano di spacciare gli scadenti prodotti della serie A per partite spettacolari, nella settimana in cui il resto del mondo del calcio ci ha offerto match del calibro di Liverpool-Manchester City, Atletico Madrid-Barcellona o Chelsea-Psg.

Il livello è infimo, di triangolazioni in campo ben poche, fuori dal campo una fin troppo grossa. In una sorta di torbida mistura, tutt’altro che letteraria, di Cavalleria Rusticana e quinto Canto dell’inferno dantesco, va in scena il duello tra Mauro Icardi e Maxi Lopez, con la bella (…) Wanda Nara a fare da convitato di pietra. Tra occhiatacce ed entratacce, è il giovane duellante a sferrare i colpi migliori. Nel mezzo il rigore sbagliato da “Gianciotto” Lopez e l’espulsione di Eder, punito da una sorta provvidenza calcistica divina per aver provato a favorire l’inverosimile vendetta del compagno di reparto, con delle ragioni che non hanno ragione di esistere sul rettangolo verde.

La situazione è talmente paradossale che la squadra che avrebbe dovuto segnare (e poi segnerà) quattro gol rischia di subirne altrettanti nel giro di pochi minuti, nonostante la superiorità numerica. Ci pensa un ritrovato Handanovic a calare il sipario su uno spettacolo tragicomico che ha avuto fin troppa esposizione, dando il la alla goleada nerazzurra che si concretizza solo nella seconda frazione di gioco.

Era la partita che aspettavamo. No, non per l’affaire Wanda Nara, lasciate perdere quella roba lì. Noi amanti del calcio poco social aspettavamo di vedere partire Kovacic titolare, di vedergli giocare novanta minuti, di godere dei suoi lanci vellutati e delle sue spiazzanti accelerazioni. Mateo non ci ha deluso, proprio nella giornata più difficile per lui: quella in cui Coutinho, colui che sostanzialmente è stato ceduto per finanziare il suo acquisto, decide con un suo meraviglioso gol la partita dell’anno in Premier League.

Sì, sappiamo cosa state pensando: non potevamo tenerli entrambi? Non disperate, forse i tempi della gestione creativa à la Branca sono finiti. Parlavamo del “ragazzino” (cit.) croato, uno capace di fare più cose utili in novanta minuti al “Marassi” di quante Guarin ne abbia fatte in un’intera stagione. La manovra resta deficitaria perché manca un impianto di gioco ma Mateo, con la collaborazione di Hernanes, si esibisce in pezzi a quattro piedi durante i quali la palla rotola da un lato all’altro del campo con un ritmo melodioso.

“Squadra che vince non si cambia” è il vecchio adagio che tanto piace al mister. Se davvero vale per tutti, siamo pronti a scommettere che Mateo Kovacic non sarà più il convitato di pietra di questa stagione.

Giovanni Cassese

(Twitter: @vannicassese)

This post was last modified on 15 Aprile 2014 - 14:05

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redazione