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Le sabbie mobili dell’anno zero: quando l’integralismo ostacola la crescita

Da Livorno è arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Va bene chiamarsi “Pazza Inter”, ma quello che si è visto al Picchi è davvero troppo: un primo tempo giocato ai soliti ritmi da partita del cuore rischiava di bloccare la digestione ai tifosi, poi ci avevano pensato Hernanes e Palacio a togliere le castagne dal fuoco; se non fosse che Guarin aveva già in mente un altro finale.

Così Mazzarri nel post-partita ha fatto valere il solito mantra: tutta colpa degli episodi, della sfortuna (in questo caso, di follia) dell’assenza di una mentalità vincente, di un’annata storta. Un ritornello divenuto ormai insopportabile per i tifosi dell’Inter, che potrebbero accettare un simile ragionamento da un osservatore esterno, ma non da chi lavora tutti i giorni a contatto con i giocatori e dovrebbe assumersi le maggiori responsabilità per lo scarso rendimento avuto dalla squadra.

A sette giornate dalla fine il bilancio risulta assai deprimente: al di là del mancato piazzamento in Champions, quasi impossibile e mai davvero presentato come obiettivo stagionale – se non dopo il promettente (e illusorio) inizio di campionato -, ci sono problemi ben più seri di cui preoccuparsi. Ad esempio la totale assenza di gioco, che nelle ultime tre giornate è apparsa lampante: impossibile non notare la fatica dell’Inter nell’organizzare la manovra e l’ostinazione nel cercare costantemente il gioco sugli esterni – anche quando il traffico è intenso – invece di puntare la porta avversaria. Da chi dipende questo se non dall’allenatore? Se non si cambia mai modulo, se i giocatori di fantasia sono relegati in panchina, se si punta sempre sullo stesso undici e i risultati non arrivano, forse non si tratta solo di “episodi”…

Questo aspetto ha delle aggravanti. Primo: quest’anno l’Inter è partita col “vantaggio di non giocare le coppe e ha avuto quindi molto più tempo durante la settimana per trovare i giusti meccanismi. Secondo: anche per merito dello staff atletico portato da Mazzarri non ci sono stati infortuni gravi – fatta eccezione per Icardi – e, soprattutto da febbraio, la rosa è sempre stata interamente o quasi a disposizione. Terzo, ma non ultimo: a gennaio sono arrivati gli acquisti di Hernanes e D’Ambrosio.

Nonostante tutto ciò, il rendimento dell’Inter è addirittura peggiorato rispetto a inizio campionato. In più c’è il problema giovani: in un “anno zero” (parola del mister) ci si aspettava che venissero valorizzati quelli promettenti della rosa, sicuramente Kovacic e Icardi, ma forse anche Taider e Botta. Non è stato così e il croato è di pessimo umore dopo le ultime panchine, tanto che non è da escludere una sua partenza in estate se Mazzarri dovesse restare.

I tifosi avrebbero accettato un quinto, perfino sesto posto se rassicurati dal vedere una squadra in costruzione. Quello che vedono oggi è invece un’Inter spenta, mediocre nel gioco e senza fantasia, con un allenatore che, fermo nella convinzione che il 3-5-2 sia l’unico modulo vincente, continua a sottolineare i singoli episodi, senza mai spiegare la povertà di gioco e la scarsa brillantezza della squadra. Così non possono far altro che sprofondare nel divano, sperando che almeno Thohir abbia un’idea chiara su come affrontare il futuro.

This post was last modified on 3 Aprile 2014 - 03:22

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redazione