Al museo delle cere

Tutto fermo, nulla si muove. Né in campo, né in classifica. Succede tutto in due giorni in Toscana: la Fiorentina inciampa in casa contro la Sampdoria, l’Inter non è in grado di approfittarne in quel di Livorno. Sembra fatta quando, dopo trentasette minuti di nulla, i nerazzurri trovano l’uno-due con Hernanes e Palacio che normalmente stroncherebbe le velleità di una squadra con un piede in serie B. Invece no. Guidati dai gol di Paulinho ed Emeghara (pausa scenica) e dalle ottime prestazione degli “scarti” nerazzurri Benassi e Duncan (nuova pausa scenica) i labronici trovano un punto dal nulla.

Tutto fermo. Ferma la difesa nerazzurra sul gol di Paulinho, ferma la manovra che si interrompe ancor prima di partire, fermo Mazzarri con le sue idee tattiche retrograde che lo portano ad insistere con questo insensato schieramento da esercito di terracotta. A complicare la faccenda un centrocampo di mummie con il povero Hernanes affiancato da un Alvarez in netto calo rispetto alla versione scintillante di inizio anno e un Kuzmanovic recuperato dal museo delle cere. Kovacic, inutile dirlo, a marcire in panchina. Del resto c’è il decisivo assistman Guarin da mandare in campo. Al posto di quello che fino a quel momento era stato il migliore della serata, ovviamente.

Idiozie tattiche di cui Mazzarri continua a non dar conto, preferendo parlare di episodi sfortunati per giustificare il punto in meno rispetto alla squadra (quella sì iellata) che di questi tempi lo scorso anno schierava già Rocchi titolare. Riuscirà con ogni probabilità a superare il rendimento di Stramaccioni avendo a disposizione effettivi decisamente più validi di Pasa, Schelotto e Rocchi. Ma questa rimane una stagione molto più fallimentare di quanto lo sia stata la scorsa.

Non gli avrete creduto quando in conferenza ci ha promesso un’Inter anarchica? Per andare fuori dagli schemi bisogna almeno averne uno.

Giovanni Cassese

(Twitter: @vannicassese)

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