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Ve la ricordate Lazio-Inter dello scorso anno? Non era la penultima, ma la terzultima giornata del girone d’andata. Non era l’epifania ma mancavano dieci giorni al Natale. Non eravamo sesti ma secondi. Non avevamo 31 punti ma 34, con una partita in meno. Il risultato fu lo stesso: 1-0, gol di Klose a meno di dieci minuti dalla fine.

Quella partita segnò l’amara conclusione dell’inaspettata cavalcata dell’Inter di Stramaccioni, estenuata poi da infortuni a raffica, condizione fisica deficitaria e inesperienza del tecnico romano. Eppure, se ricordate davvero bene quella partita, non potete credere che il “Trova le differenze” che abbiamo abbozzato qualche rigo più su sia già terminato. Manca la dissomiglianza più lampante: quell’Inter, a differenza di questa, giocava a calcio. Cassano e compagni si resero protagonisti di un meraviglioso secondo tempo, tutto all’attacco, che solo quell’unica distrazione di Ranocchia (sì, sempre sua) e qualche dubbia decisione arbitrale resero vano. Sì, lo sappiamo. Abbiamo appena avanzato le stesse giustificazioni utilizzate da Mazzarri ieri nei vari salotti di intellettuali del calcio nel postpartita.

Peccato che l’Inter di ieri sera non fosse tutta all’attacco. O, per essere più precisi, si può dire che non era mai in attacco, incapace tanto di costruire gioco quanto di ripartire, ingabbiata in un modulo ibrido che non le consente di fare nessuna delle due cose. Palacio continua ad essere isolato, il rendimento di Alvarez (il principale merito attribuito a Mazzarri) sta calando a picco, il mitologico gioco sugli esterni non si è praticamente mai visto, la difesa è un colabrodo, Kovacic nelle gerarchie viene anche dopo il flemmatico Kuzmanovic, la mossa tattica per provare disperatamente a raggiungere il pari negli ultimi minuti consiste nell’inserire Zanetti.

A questo punto fatichiamo a capire il motivo per cui, in tempi di salary cap e ristrettezze economiche, si è deciso di dare tre milioni e mezzo annui a un esperto “minestraro” con limiti ormai conclamati piuttosto che continuare a dispensarne la quinta parte a un giovane, sicuramente inesperto, ma che ha dimostrato di avere indubbie capacità e ampi margini di miglioramento, oltre che un’acclarata attitudine a lavorare coi e sui giovani, una competenza distintiva in tempi di ricostruzione, o presunta tale.

Dopo le prime giornate molti soloni del pallone si erano affrettati a constatare che Mazzarri aveva restituito all’Inter quella dignità che aveva perso nelle ultime giornate del campionato precedente, senza menzionare le condizioni al limite del paranormale in cui erano state affrontate.

Ora permettete a noi di constatare che in questo squallido 3-6-1 catenacciaro non vediamo un briciolo di dignità.

 

Giovanni Cassese

(Twitter: @vannicassese)

This post was last modified on 8 Gennaio 2014 - 17:09

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redazione