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L’impavido samurai nerazzurro: al “Massimino” un’altra prestazione convincente di Yuto Nagatomo

Non capita spesso di incontrare in giro “samurai” alti 170 cm e con un peso che si aggira intorno ai 68 kg, tanto meno ci si aspetta di vederne uno entrare furtivamente nell’area di rigore avversaria, posizionarsi sul secondo palo e trafiggere il portiere con un preciso colpo di testa.

Non ci riferiamo ovviamente ai celebri guerrieri giapponesi che imperversavano in epoca feudale, ma il nostro pensiero va a Yuto Nagatomo, da annoverare tra i protagonisti assoluti di questo avvio di campionato.

Dopo la rete realizzata contro il Genoa davanti al pubblico amico, il giocatore originario di Ehime ha concesso il bis, confermandosi uno dei più brillanti del nuovo corso targato Mazzarri.

Il giapponese, che dal gennaio 2011 alla scorsa stagione aveva messo a referto soltanto quattro reti, diventa un vero emblema di questa Inter e dell’arcinota filosofia mazzarriana. Gli spunti del samurai nerazzurro e le giocate di un rivalutato Jonathan sulla corsia opposta, infatti, rappresentano inequivocabilmente il rapido recepimento da parte della squadra dei dettami inculcati dall’allenatore toscano.

La rivitalizzazione delle fasce, la partecipazione collettiva alla manovra offensiva e la disponibilità al sacrificio: questo è quanto chiesto dal neo tecnico e di tutto questo è simbolo il secondo gol consecutivo di Nagatomo, uno che certamente non fa di mestiere l’ariete di area di rigore alla Luca Toni.

Non solo il gol, ma anche una costante propositività, continue sovrapposizioni e movimenti fluidi sulla propria fascia di competenza.

Come è ovvio che sia ad inizio campionato, anche diversi errori e sbavature da rivedere al microscopio e correggere in vista dei prossimi impegni. Occorre, difatti, più velocità nel ripiegamento difensivo considerato che gli unici tentativi di affondo catanese ad opera di Castro (l’unico dei suoi a meritare la sufficienza) sono arrivati proprio da quella parte del campo; rischiando di diventare troppo meticolosi e intransigenti, inoltre, tanti contropiedi condotti dal giapponese dovevano esser sfruttati adeguatamente e portati a buon fine, vista anche la massiccia presenza di maglie nerazzurre nell’area di rigore catanese.

Ora sotto a chi tocca e, in vista del derby d’Italia, auguriamoci che anche in Giappone valga il proverbio “non c’è due senza tre” e che il nostro samurai, di nerazzurro vestito, sfoderi ancora una volta la sua katana per infilzare i prossimi nemici.

This post was last modified on 4 Settembre 2013 - 02:20

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redazione