Addio Deki: da quel no a Moggi fino al tetto del mondo, GRAZIE CUORE NERAZZURRO!

Dejan Stankovic ChampionsNelle grandi storie d’amore è spesso difficile dirsi addio, soprattutto se il sentimento che intercorre tra le parti è sempre stato profondo e inossidabile. È certamente il caso di Dejan Stankovic che lascia l’Inter dopo quasi dieci anni vissuti a braccetto. Soprattutto durante l’era Mancini e Mourinho, il Drago è stato uno degli artefici principali dei successi di quegli anni, che videro l’Inter spadroneggiare in Italia, in Europa e nel Mondo.

4 Coppe Italia, 5 Scudetti, 4 Supercoppe Italiane, una Champions League e una Coppa del Mondo per Club, fanno del curriculum in nerazzurro di Stankovic uno dei più importanti della storia del club milanese. Trionfi che sono arrivati dopo anni di sofferenza, di sconfitte e delusioni. Ma è proprio grazie a campioni del calibro di Deki, che l’egemonia Moratti ha preso corpo dal 2007 in poi sovrastando ogni tipo di avversario. Indimenticabili i missili che nei derby andavano a spegnersi all’incrocio, così come i gol pazzeschi da centrocampo contro Genoa e Schalke 04.

Se pensiamo che l’avventura di Stankovic in nerazzurro cominciò così, forse già allora avremmo potuto decifrare il suo futuro: “Fui chiamato dalla Juve, dal Milan e dall’Inter – racconta il centrocampista serbo nella sua autobiografia – Volevo solo rimanere in Italia. Mi chiamò Moggi, stavo per andare alla Juve, poi Mancini mi fece cambiare idea: ‘Che ci vai a fare là? Alla Juve sarai solo uno dei tanti. Loro sono un sistema e il giocatore è soltanto un numero. Vai all’Inter, sarà molto meglio per la tua carriera!'”.

E così fu: “Mi convinse a cambiare decisione, l’Inter era il mio futuro! Dovevo passare all’Inter nell’estate 2004, ma la pressione all’Olimpico era tale che chiamai Moratti: “Presidente, non ce la faccio più. Dovete portarmi là subito”. E in quell’occasione vidi per la prima volta chi era Massimo Moratti”.

Dal gennaio 2004 ad oggi, Stankovic ha cambiato spesso numero di maglia. Dall’11 al 25 fino al 5, ma la sua voglia di calcio e di dare spettacolo e battaglia in campo quella no, è rimasta sempre la stessa. Il centrocampista serbo, dalle parti di Appiano Gentile, ha visto passare parecchi allenatori: Zaccheroni, Mancini, Mourinho, Benitez, Leonardo, Gasperini, Ranieri e Stramaccioni. Ognuno di loro però, ha sempre trovato facilmente largo per Deki. Chi largo a sinistra, chi in mezzo al campo davanti alla difesa, chi alle spalle delle punte sfruttando i suoi inserimenti e la sua bomba dalla distanza. Un posto per il Drago, meritatamente, c’è sempre stato.

Anche adesso, dopo un decennio di amore e di successi, Stankovic continuerà ad avere il suo spazio. Questa volta però, sarà solo quello nei cuori dei tifosi interisti, che lo ricorderanno per sempre come uno dei più grandi centrocampisti della storia della Beneamata. Già la scorsa estate Deki era corteggiato da squadre della MLS ma, complice la volontà di Stramaccioni, era rimasto ad Appiano, pronto per dare ancora il suo contributo una volta risolti i problemi al tendine d’Achille. In realtà, la stagione è stata condizionata dalla ricaduta avuta a metà settembre, che lo ha portato poi a raccogliere solo 123 minuti in campionato. Adesso per lui si prospetta un futuro proprio nel campionato americano o, forse, la fine della carriera.

L’unico rammarico per uno dei simboli degli ultimi dieci anni nerazzurri, è stato solo quello di non aver salutato l’Inter da protagonista. Ma dopo un amore così, non può che restare un dolce ricordo. Grazie Dejan!

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