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Inter-Udinese, la lavagna tattica

Sprofondo nerazzurro a San Siro. Nonostante i buoni propositi della vigilia, l’Inter chiude la stagione nel peggiore dei modi, subendo un’umiliante imbarcata al cospetto di un’Udinese in grande spolvero, che si è divertita a dare il colpo di grazia agli uomini di Stramaccioni.

Le ambizioni del pre-gara erano diametralmente opposte per le due squadre con la Beneamata in campo soltanto per l’orgoglio e per salutare con una vittoria i propri tifosi, ed i friulani di Guidolin a giocare per quell’accesso alle coppe europee che la società di Pozzo centrerà per il terzo anno consecutivo.

Di evidenza quasi lapalissiana la differenza di stimoli e motivazioni alla quale si aggiungerà un evidentissimo gap di qualità, di passo, di corsa e di ritmo che finirà per esporre l’Inter ad una indecorosa e magra figura.

L’ANALISI TATTICA

COSA HA FUNZIONATO – Non per retorica, ma, realmente, l’unico aspetto positivo della serata sembra essere la fine di questo campionato.

COSA NON HA FUNZIONATO – Il Presidente Moratti diserta la tribuna di San Siro, ufficialmente per festeggiare il compleanno della figlia, molto probabilmente per assecondare un triste e nero presagio della vigilia. La sua Inter, in un colpo solo, raccoglie il record di sconfitte della sua storia nei campionati a 20 squadre, resta senza Europa per la terza volta negli ultimi 20 anni, perde la possibilità di accedere direttamente agli ottavi di Coppa Italia e chiude la stagione con 57 reti al passivo, subendo più reti addirittura del retrocesso Palermo ed eguagliando lo stesso passivo del Siena (peggio soltanto il Pescara, ndr). Volendo tralasciare le legittime valutazioni legate ai tanti alibi che si possono concedere ai nerazzurri, anche l’ultimo atto di questa folle stagione ha riservato il solito, monotematico refrain. Troppo facile per gli avversari colpire questa Inter per poi finirla lentamente con ripartenze lucide e chirurgiche. Anche l’ultima uscita stagionale ha palesato tutte le contraddizioni di una squadra che attacca male e difende anche peggio. La compagine di Stramaccioni è parsa lunga, scollegata, poco incline alla gestione delle distanze e ai collegamenti armonici tra i reparti. I centrocampisti centrali non sono mai riusciti a fare filtro su una trequarti che è divenuta ben presto terreno di conquista per gli inserimenti dei trequartisti e dei centrocampisti bianconeri, con la conseguenza di concedere sempre l’uomo contro uomo, di non garantire le dovute coperture e di costringere la già insicura retroguardia a muoversi costantemente con palla scoperta. Errori grotteschi e grossolani che, alla lunga, hanno finito per tramortire i giovani nerazzurri accentuando in maniera macroscopica inesperienza ed ingenuità. I tifosi, dal canto loro, hanno esternato, in maniera colorita ed inequivocabile,  il proprio disappunto per una stagione che, sportivamente parlando, ha assunto i contorni drammatici di una debacle dal peso gravosissimo. Una Caporetto da rubricare come una delle pagine più tristi della storia nerazzurra.

This post was last modified on 21 Maggio 2013 - 11:27

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redazione