Non abbiam bisogno di parole

Zanetti Cagliari-Inter sconsolatoE’ difficile descrivere lo scoramento che si prova nell’assistere impotenti al declino dell’Inter. Non abbiam bisogno di parole per farlo, o forse non riusciamo a trovarne di adatte.

Perdonateci, ma per l’ennesima domenica ci eravamo illusi: pur non avendo più nulla da chiedere al campionato e persistendo nell’ormai usuale stato di emergenza, l’inedito undici schierato da Stramaccioni sta bene in campo e sfiora più volte la rete, frenato da sfortuna, interventi di dubbia regolarità e dalla crisi di talento che attanaglia il reparto offensivo nerazzurro. Più che legittimo credere nella possibilità di una serena vittoria, senza rigori regalati e infortuni ad ostruire il percorso che pareva in discesa. Ma non quest’anno.

Nei primi quarantacinque minuti non mancano spunti interessanti: Alvarez conferma una volta di più che il suo rendimento cresce con la fiducia e poco c’entra con l’innegabile talento, Kovacic si disimpegna bene – pur senza eccellere – nel ruolo che potrebbe essere suo per anni se solo il mago del mercato riuscisse ad acquistare un regista degno di questo appellativo, Zanetti paradossalmente si dimostra una delle poche certezze in vista del futuro sempre più nebuloso.

Poi purtroppo arriva la ripresa e con essa i leitmotiv della stagione: infortunio che sa di stagione finita per Gargano, rigore regalato al Cagliari, l’Inter perde fiducia, Stramaccioni si illude di poter recuperare con Nagatomo almeno uno degli infortunati, il giapponese mette anch’egli fine alla sua stagione, il tecnico romano vorrebbe sostituirlo con una punta che non c’è ed è costretto a schierare Samuel da centravanti. Due minuti dopo il gol che chiude il match.

Tutto così semplice, elementare come lo presentiamo noi, a tratti più banale di un giallo in cui il colpevole è il maggiordomo. Tutto troppo lineare per una squadra che dovrebbe avere la pazzia nel patrimonio genetico.

Pagherà qualcuno per tutto questo, probabilmente Stramaccioni. Non abbiam bisogno di parole per dirvi che non dovrebbe essere lui a farlo.

 

Giovanni Cassese

(Twitter: @vannicassese)

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