Sconfitti a testa alta

Sapevamo tutti che questo momento sarebbe arrivato. Probabilmente ci aspettavamo un finale molto più drammatico. Invece non c’è stata tragedia, solo una puntata dai colori sbiaditi all’interno di una serie che rimane meravigliosa. Dopo una settimana trascorsa a razziare i campi dei bianconeri d’Europa, l’Inter cade nello stadio che, per quanto addobbato con colori familiari, è storicamente indigesto. Contro un’ottima Atalanta i nerazzurri di Stramaccioni lasciano per la prima volta tre punti per strada in quella Bergamo che fu fatale anche a Mou.

Difficile valutare le scelte di un allenatore che non aveva scelta. Se qualcuno per un attimo ha pensato il contrario gli ingressi con relativo impatto di Pereira e Alvarez hanno sgombrato il terreno da qualsiasi dubbio. Le assenze di Samuel e Ranocchia si fanno sentire. La presenza di Silvestre ancora di più. C’è un errore dell’argentino, privo di ritmo partita dopo settimane di panchina forzata, su ognuno dei gol atalantini: esce male su Moralez, lasciando Bonaventura libero di colpire di testa a due passi da Handanovic; sale male in occasione del 2-1, spalancando la porta a un Denis in cerca di convergenza; interviene male (più o meno, ndr) ancora sul Frasquito, lanciato come il miglior Asamoah, e regala il rigore con cui riesce addirittura nell’impresa di far siglare una doppietta al Tanque.

Ma non si può ridurre tutto a una “caccia a Matias”. Dopo un ottimo avvio, forse il migliore dell’intera stagione, tutti i dieci schierati davanti ad Handanovic palesano problemi: Guarin, autore di un eurogol e di un’ottima ripresa, nella prima frazione sbaglia tanti appoggi e lascia Zanetti in balia dell’indemoniato Bonaventura; Palacio mette in rete tardi, dopo aver sprecato troppi tentativi per prendere la mira; Milito e Cambiasso si ricordano di essere dei “vecchietti”, per quanto terribili; Cassano accende al limite dell’area e spegne in tutto il resto del campo.

Al netto delle difficoltà tecniche e tattiche, non è mai mancata la determinazione e la voglia di cercare stancamente la rete a un gruppo che fino a pochi mesi fa tendeva a disunirsi. Sono lontane le umilianti sconfitte dello scorso anno. E anche i crolli inattesi con Roma e Siena. Forse ieri sera, ancor più che lungo tutta la striscia di vittorie, l’Inter ha dimostrato di saper essere squadra, di poter uscire dal campo sconfitta ma a testa alta.

Non è la fine di una serie. E’ solo l’inizio di una nuova.

 

Giovanni Cassese

(Twitter: @vannicassese)

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