Juve, di cosa stiamo parlando?

“Di cosa stiamo parlando?”. Questo, probabilmente, starà pensando il presidente Moratti in queste ore. Quelle immediatamente successive al ricorso al TAR del Lazio da parte della Juventus e alla richiesta di 443 milioni di euro di danni alla FIGC e all’Inter, definita dal presidente dei bianconeri Andrea Agnelli “un danno collaterale”. Le motivazioni? Disparità di trattamento che hanno portato “minori introiti, svalutazione del marchio, perdita di chances e di opportunità, costi e spese” alla società bianconera. Se Moratti è troppo signore per rispondere, lo facciamo noi.

Di cosa stanno parlando? Francamente, fatichiamo a capirlo. E loro non ce lo spiegano. Ricorrono, come promesso, in ogni sede possibile e immaginabile. L’ultimo step sarà Forum, su Canale5 prima e nella sessione pomeridiana di Rete4 poi. In tutte le sedi, l’han detto loro. Chiedono indietro scudetti e una vagonata di milioni di euro perché sentono di essere stati danneggiati. Come se la Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale si fosse sentita danneggiata e avesse chiesto i danni alle Nazioni Alleate perché quelle, “collateralmente”, avevano pensato di bombardare Berlino.

Rivogliono lo scudetto del 2006 ma all’interno del proprio stadio ne ostentano comunque 29. E quindi? Dovesse essere restituito lo scudetto del contendere si cucirebbero una terza stella sulla maglia? Si contraddicono, ma forse non se ne accorgono e, con la bava alla bocca, insistono e persistono. Finché sono i tifosi a farlo, mostrando coreografie o striscioni, rientra tutto nel gioco un po’ godereccio del tifosotto campanilista. Ma quando è la società a non riconoscere delle sentenze espresse da una giuria (fosse poi una soltanto…) allora bisogna indignarsi e agire. La società Juventus tramite le parole del proprio Presidente dimostra di rifiutarsi di accettare una (fosse poi una soltanto…) sentenza scritta: in qualsiasi altro caso, come reagirebbe la Giustizia? Cosa farebbe se un condannato rifiutasse di considerarsi tale?

Disconoscono il proprio ex direttore generale, definito dallo zio dell’attuale Presidente bianconero “lo stalliere del re, che deve conoscere tutti i ladri di cavalli”, ora che è stato nuovamente condannato. “Ma come” si chiede Luciano Moggi “contro l’Udinese o il Chievo scendevo in campo io?”. Dimenticano Riccardo Agricola, medico societario per 25 anni accusato di utilizzare “tutti i possibili espedienti per ottenere miglioramenti nelle prestazioni dei giocatori” e per questo condannato, salvo poi essere assolto in Cassazione dall’accusa di frode sportiva essendo scaduti i termini di prescrizione del reato. Non dimenticano però di sfidare l’Inter proprio sul terreno della prescrizione, invitandola a restituire quel famoso scudetto. Noi allora invitiamo loro a rinunciare alla prescrizione sul caso doping e a restituire (a chi di dovere, Inter inclusa) tre scudetti, una Champions League, due Supercoppe italiane, una Supercoppa europea e un’Intercontinentale.

 

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