Guardiola, “sogno di mezza estate”

Il calvario inizò nel giorno in cui mai nessuno se lo sarebbe aspettato. La notte del 22 maggio 2010,  quando l’Inter si laureò campione d’Europa, dopo aver già conquistato lo scudetto e la coppa nazionale: capitan Zanetti con le lacrime agli occhi alzava la coppa dalle grandi orecchie nel cielo di Madrid dopo 45 anni di attesa e milioni di tifosi vivevano il momento più bello della loro vita.

Ma quella notte fu anche l’inizo della fine, perchè l’uomo che era stato artefice di tutto ciò, l’uomo che aveva unito squadra e tifosi contro tutti, l’uomo che ci aveva portato prima in cima all’Italia poi sul tetto d’Europa, aveva deciso di sperimentare nuove avventure, lasciando il popolo nerazzurro senza nessun punto di riferimento. L’addio di Mourinho è stato difficile da digerire, forse ancora oggi non lo si è fatto del tutto, ma il problema vero è che non c’è stato nessun “digestivo” in grado di aiutarci.

Dopo di lui, in un anno e mezzo, ben 4 allenatori senza che nessuno avesse la piena fiducia della società per iniziare un nuovo progetto. Con Benitez è bastata la campagna acquisti al ribasso per capire che la società non avrebbe appoggiato la rivoluzione tecnica dello spagnolo. L’arrivo di Leonardo fu diverso e diede anche qualche stimolo in più, in virtù della sua voglia di rivalsa nei confronti del Milan. Nel mercato di gennaio arrivarono i quattro rinforzi chiesti (ma non ottenuti) da Benitez: un difensore (Ranocchia), un terzino (Nagatomo), un centrocampista (Kharja) e un attaccante (Pazzini).

La squadra sembrava tornata quella di una volta e in Leonardo sembrava addirittura di rivedere Mourinho. L’ambiente era compatto, i tifosi pure ma, purtroppo, la rimonta scudetto sfumò proprio sul più bello e l’Inter fu costretta ad accontentarsi della coppa Italia. Poi le dimissioni inaspettate di Leo e l’arrivo di Gasperini. Un anno di contratto, sufficiente per sottolineare quanta fiducia avesse la società nel tecnico di Grugliasco. Passa un mese, poi l’esonero inevitabile e la decisione di affidarsi a Ranieri: questa volta gli anni di contratto sono due, ma non sono comunque sufficienti per cancellare l’etichetta di “aggiustatore pro tempore” sull’uniforme del testaccino.

Infatti Moratti il nome in testa per il dopo-Mou ce lo ha sempre avuto: Pep Guardiola. Il tecnico blaugrana ha più volte negato l’intenzione di restare a vita nel Barcellona, perchè in futuro potrebbe avere bisogno di nuovi stimoli. Non è un segreto che il presidente le stia provando tutte per fare in modo che questi nuovi stimoli siano a tinte nerazzurre. L’altro ieri potrebbe esserci stato il primo contatto: Guardiola era in visita a Brescia, città a cui è molto legato per il suo passato da calciatore nelle Rondinelle, e, secondo diversi quotidiani, ci sarebbe stato un incontro con Moratti.

Nonostante la smentita del patron nerazzurro, le voci che arrivano da Barcellona fanno pensare che, in realtà, un po’ di preoccupazione in casa blaugrana ci sia. Il presidente Rosell ha subito assicurato che il rinnovo per Guardiola è già pronto: “Ha il contratto pronto, può firmare per un anno, due, per quanti vuole. Tutto è già pronto sul tavolo, come ogni anno. Vogliamo che sia felice e speriamo che dica sì. Ci auguriamo voglia continuare con noi”.

Ad alimentare i sogni nerazzurri ci ha pensato Carlo Mazzone, che ben conosce lo spagnolo: “Sento che Guardiola abbia fatto il suo tempo a Barcellona, se vincerà anche quest’anno andrà via da lì. I suoi tre giorni a Brescia mi puzzano di bruciato, credo che la sua prossima squadra possa essere l’Inter“. Di diverso avviso è il presidente del Brescia, Luigi Corioni: Mi sento di escludere un arrivo di Guardiola all’Inter già dalla prossima estate. Poi è chiaro che nel calcio esiste il detto ‘mai dire mai’, però mi resta difficile vederlo lasciare il Barcellona. Di questi tempi non credo proprio sia fattibile un matrimonio con l’Inter”. Insomma, pareri contrastanti che fanno pensare a un sogno difficile, ma non impossibile.

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